non è stato per niente facile scrivere questa recensione. Lo so, ultimamente sembra essere una costante. In effetti, trovo sempre più complicato esprimere al meglio i miei pensieri, riuscire a trasmetterli in maniera chiara. Soprattutto quando leggo libri che mi piacciono così tanto, per cui spenderei pagine e pagine ad analizzarli nei minimi dettagli. Però, so anche che devo trattenermi, per non svelarvi troppo, per non rovinare la vostra lettura. Questo libro l'ho scoperto per caso, attratta dalla meravigliosa e insolita copertina. Ho subito letto la trama e ho provato a chiederlo. Ringrazio di cuore la De Agostini per avermi permesso di leggerlo, perché è sicuramente da inserire tra le letture più belle di questo anno (che si è rivelato davvero positivo dal punto di vista dei libri letti).
Amo molto il genere, anche se non è mai facile affrontarlo. I romanzi che affrontano la seconda guerra mondiale, in particolare, non sono mai facili da digerire e questo poi mi ha causato non poche difficoltà. Chi mi conosce sa che sono particolarmente sensibile. Però l'ho trovato originale, perché affronta un tema che non ho mai potuto approfondire: l'omosessualità all'epoca. Vista come un crimine, una malattia, un morbo da debellare. Un amore che non può essere vissuto alla luce del sole, perché non accettato dalla società. Ma c'è molto, molto di più. Vi invito non solo a leggere i miei pensieri - mi scuso per essermi lasciata andare davvero tanto alle mie emozioni - ma anche a leggerlo. Perché merita.
Editore: DeAgostini
Collana: Book me
Genere: guerra, amore, sentimenti, storia.
Pagine: 480
Prezzo: 16,90 euro cartaceo.
ISBN: 9788851123512
Traduzione di Cristina Vezzaro
Data di pubblicazione: 23 settembre 2014
Consigliato?
Sì. Io lo consiglio di cuore.
Lo so, è una storia di guerra e orrore. Certe scene sono da "colpo nello stomaco". Non è, a mio avviso, una lettura facile ma... merita di essere letto, non solo dagli amanti del genere. Sono due storie che fanno riflettere. Due storie legate, a mio avviso, dall'amore. Non l'amore pieno di miele, da romanzetti rosa. Contrastato, difficile, proibito, ma... che scalda il cuore.
Trama
2012: Edward, un diplomatico tenuto in ostaggio per undici anni in una grotta afgana, torna a Londra e trova il suo mondo completamente sgretolato. Sua moglie è morta, sua figlia, ormai cresciuta, pare esistere solo per ricordargli il suo amore ormai perduto. Ormai anestetizzato dal dolore, tenta di ricostruire la sua vita e rispondere alle domande che lo tormentano. La morte della moglie è stato un incidente? Chi ha pagato il riscatto? E come si lega il suo rilascio a Charles, suo padre?
Recensione
Dal suo osservatorio privilegiato, una portafinestra che affaccia sul balcone dell’albergo, Charles Northcote non riesce a vedere il piede sul quale Eros si tiene in equilibrio. È oscurato dalle ali aperte della statua, dalle sue piume, che sembrano in movimento. L’illusione è forse dovuta alla foschia dell’afa, o ai cangianti colori dorati, rossi e rosa dei cartelloni al neon tutt’attorno. Comunque sia, il dio dell’amore pare fluttuare, scintillante, nell’aria notturna, nel pieno della sua attività.
Così inizia un romanzo non facile da leggere e nemmeno di cui parlare. Trovo difficoltà a esprimere i miei modesti pensieri su una simile lettura. Non perché sia un brutto libro, anzi! È un romanzo eccellente, ma forse non per tutti. Racchiude nelle sue quasi 500 pagine tanti elementi, tanti temi, e tanti individui che, in fondo, sono strettamente legati tra loro.
Un libro crudo, commovente, che parla di guerra, violenze, discriminazioni, della difficoltà di essere un omosessuale durante la seconda guerra mondiale - e nel periodo successivo -, ma anche di amore, un amore che nonostante tutti gli ostacoli che la vita può porre davanti, non cessa. L'amore unico, che va sempre rispettato.
Leggendolo mi sono sentita totalmente coinvolta e diventa facile immergersi nei panni dei vari personaggi, cercando di comprendere i loro pensieri e le loro azioni.
Si apre introducendo due dei protagonisti principali: Charles e Anselm.
Ci ritroviamo catapultati nella Londra del 1939, in una stanza d'albergo che si affaccia su Piccadilly Circus. Charles Northcote è affacciato alla finestra, osservando la statua di Eros, ma non è solo. Sul letto, c'è Anselm, un giovane tedesco di cui è innamorato. La loro storia è proibita, impossibile da vivere alla luce del sole. Due ragazzi amanti dell'arte, entrambi artisti - studiano alla scuola Slade, di belle Arti -, che si ritrovano in poco tempo a scontrarsi con la dura realtà. La società dell'epoca, infatti, non approva il loro amore, ed entrambi vengono colti sul fatto e arrestati. Le loro mani si sfiorano per un ultimo tenero tocco, prima di essere separati, per molti anni. Charles viene deferito alla Corte Marziale, accusato di essere colpevole di atti di libidine e condotta oscena inappropriata a un ufficiale; Anselm, invece, viene deportato in Germania, accusato - senza potersi difendere - di essere un degenerato e chiuso in un campo di "rieducazione", che ben presto scoprirà essere un vero e proprio campo di concentramento, dove dovranno lavorare a ritmi inumani, e portati ad annullarsi completamente, meri corpi senza più personalità, la cui unica speranza è di poter vedere un nuovo giorno o morire in maniera più rapida possibile.
La seconda narrazione è, invece, ambientata ai nostri giorni, più precisamente nel 2012 e affronta il caso di Edward Northcote che, dopo ben 11 anni di prigionia in una buia caverna in Afghanistan, è stato finalmente liberato e torna a Londra, per scoprire un'altra terribile realtà. La sua amata moglie è morta e al suo posto c'è una figlia ormai adulta, che è talmente uguale alla sua Frejya, da suscitare in lui non piacevoli pulsioni. Edward è tornato a casa del tutto diverso, come è ovvio che sia. Minato nella psiche ma anche nel fisico, sarà dura per lui tornare a una vita normale, recuperare il suo rapporto con sua figlia, e cercare di rispondere anche a mille domande che gli ronzano per la testa. La sua amata moglie è morta suicida o no? E come è stato liberato se il governo inglese è sempre stato contrario a negoziare con i Talebani? Chi ha pagato il suo riscatto?
A queste domande si riesce a rispondere solo nel finale, perché l'autore è bravissimo a disseminare piccoli indizi ma a non lasciar trasparire troppo, interrompendo i vari capitoli e alternando presente e passato, lasciandoti addosso un forte desiderio di comprendere, conoscere di più lo svolgersi degli eventi, e rispondere alle tante questioni irrisolte.
Si tratta di un romanzo corale, scritto in terza persona e al presente e suddiviso in varie parti.
Tanti sono i personaggi che hanno voce e che l'autore ci descrive analizzando perfettamente la sfera emotiva e psicologica.
Con grande sensibilità e minuzia di particolari, ci permette di sondare l'animo di Edward che tramite le parole messe su carta riesce a far emergere il suo doloroso periodo di prigionia, il modo inumano in cui è stato trattato dai Talebani, l'impossibilità di muoversi, di uscire da quella perenne oscurità, e il suo cadere ben presto in una sorta di follia. Provate a immaginarvi all'interno di una grotta, dalla quale non potete mai uscire; non avete libri, carta, niente di nulla. Solo voi, miseri cenci addosso, la possibilità di avere cibo e acqua - e neanche prelibatezze - e un buco dove fare i bisogni. Una realtà terribile già soltanto da immaginare. È impossibile non impazzire, perdere la propria capacità di pensare, di riflettere, di vivere la vita con le sue luci e i suoi colori. C'è solo buio. C'è solo freddo. Nessuno con cui parlare. Un perenne silenzio intervallato solo da qualche sprazzo di luce quando gli danno da mangiare, o si prendono gioco di lui.
Immaginatelo tornare a casa e tentare di riniziare una vita non più sua, con cambiamenti significativi. Edward ha lasciato una moglie e una figlia di nove anni e ritrova solo quest'ultima, così simile a sua moglie, da spingerlo a provare una sorta di amore impossibile e proibito, anche lontano dal rapporto padre-figlia.
Hannah, sua figlia, non ha ugualmente una vita semplice. Rimasta orfana, ha dovuto affrontare la probabile morte di suo padre, il presunto suicidio di sua madre, e il ritorno a casa di un uomo che praticamente non conosce. Normale capire il suo turbamento, ma anche da apprezzare il suo desiderio di esserci sempre per lui, di aiutarlo ad affrontare un ritorno alla vita. Un personaggio che resta impresso e anche da ammirare.
Charles e la sua determinazione. Charles e la sua voglia di affrontare la guerra, il dolore, ogni difficoltà pur di ritrovare il suo Anselm, di portarlo in salvo, di poter continuare a vivere il loro amore, nonostante le brutalità di una guerra e di una società incapace di comprendere che anche quello tra persone del medesimo sesso è amore e non una malattia. Un amore che porta con sé anche in punto di morte.
Anselm e il tentativo di rimanere in vita un giorno ancora e poi l'altro, anche a costo di commettere atti terribili. Anselm e la sua forza, l'amore per l'arte, il suo coraggio nell'affrontare un campo di concentramento terribile, dove ogni giorno è un bersaglio facile per quei nazisti senza cuore, crudeli, spregevoli. E ad indicare ancora di più il suo essere un "degenerato", quel triangolino rosa cucito sui suoi abiti. Anselm e i suoi tentativi di restare ancora umano, laddove si tenti di portarli a essere... niente.
Ci sono altri personaggi importanti ai fini della trama, personaggi che però vi invito a scoprire da soli, affrontandone la lettura e che vi porteranno a comprendere appieno i collegamenti tra le due storie, solo apparentemente, slegate.
Da apprezzare, però, è sicuramente l'originalità. Adoro quei libri che ti permettono di comprendere tutto solo alla fine, e che ti sorprendono. Perché non immaginavi un tale risultato, una tale conclusione.
Lo stile dell'autore l'ho molto apprezzato. Pur essendo un libro corposo e non facile per i temi trattati, si legge con tranquillità. È capace di passare dalla dolcezza dell'amore, all'essere spietato e crudelmente "reale" nelle descrizioni di guerra e dei campi di concentramento. Più di una volta ho provato una nausea assurda e la voglia di spegnare il kindle e scacciare da me quelle scene crudeli. Un vero pugno allo stomaco, pensando che questa è stata la realtà. Sebbene sia un'opera inventata, infatti, le scene nel "campo di lavoro" sono potute realmente accadere (facendo delle ricerche, ho infatti scoperto che una scena descritta è davvero accaduta nel campo in cui è stato chiuso Anselm). Immagini raccapriccianti, sgradevoli, che si fa fatica a credere possano essere state realmente commesse dall'essere umano. Eppure ormai ho imparato che purtroppo come si è capaci di commettere opere di grande amore, certe persone sono ugualmente portate a sconvolgerci per i loro atti inumani. E non stiamo parlando solo della seconda guerra mondiale e dei suoi orrori. Fermiamoci ad analizzare la nostra realtà. Pensate all'Isis, ad esempio, ma anche alle guerre in Africa, al modo in cui vengono trattate le donne in varie parti del mondo, ma anche nella nostra Italia. Ogni giorno siamo sommersi da immagini spregevoli, da azioni che ti fanno rimanere prima senza parole, per poi passare a una gran voglia di gridare. Come si possono commettere atti simili? Come? Una risposta alla quale forse non riusciremo mai davvero a rispondere, a comprendere.
Nigel Farndale è riuscito a creare un romanzo che racchiude davvero tanti temi, che affronta tanti problemi. Un romanzo capace di scuotere le coscienze, e di regalarci pagine di storia che forse non tutti conoscevano nei dettagli. Personalmente, ad esempio, ho letto molti libri sull'argomento "ebrei", ma non mi sono mai informata nei dettagli di come venivano trattati gli omosessuali nei campi. Violenze gratuite, morti terribili, tanto dolore, tanta sofferenza, e anche esperimenti per debellare il morbo dell'omosessualità. Sì, perché la ritenevano una malattia da abbattere, affinché non venissero contagiati i nuovi bambini ariani. Esperimenti assurdi che si concludevano con una prova finale. Far accoppiare l'omosessuale con una prostituta e capire così se fosse guarito da tale malattia.
La cosa che mi da rabbia è che tale concetto di "malattia" è ancora presente ai nostri giorni. L'omosessualità NON è una malattia. C'è sempre AMORE, ed è un sentimento unico, meraviglioso, da accettare e rispettare sempre.
A questo posso legare, quindi, quello che credo sia uno dei temi più importanti di questo libro: l'amore proibito. Da un lato quello omosessuale. La storia di Anselm e Charles è emozionante e tenera. Un amore che non finisce nonostante la distanza e la crudeltà della guerra. Nonostante tutto loro penseranno sempre al loro rapporto, al loro amore, ad affrontare quella strada che li separa, e ritrovarsi. Dall'altro lato quello "incestuoso" tra un padre che confonde la sua "bambina" con sua moglie. E lotta per frenare i suoi impulsi, per riprendere coscienza della realtà, per chiamare finalmente sua figlia Hannah e non Frejya e amarla come un padre deve amare una figlia.
In queste pagine, poi, si respira un grande amore per l'Arte. Charles, Anselm, ma anche Hannah e suo padre possono essere considerati artisti. Parole, quadri. Immagini che nascono dalla mente e dal cuore e che vengono riportate sulla tela. Orrori reali che vengono fermati, per essere ricordati. Ho davvero respirato un amore per l'arte, la musica, le parole. Cosa che ho molto apprezzato, amando l'arte in tutte le sue varie espressioni.
Guerra, dolore, atti spregevoli. Impossibilità di vivere un amore. Desiderio e coraggio di rimanere umano e tornare alla vita. Amore, tanto amore. Non sdolcinato, non illusorio, ma vero. Sofferto, combattuto, ma presente fino all'ultima scintilla di vita. Amore proibito, ostacolato. Arte. Tutto questo e anche più si può trovare in queste pagine. Un libro non facile, non si può negarlo. Un vero pugno nello stomaco. Forse non è per tutti, ma io lo consiglio. Fa riflettere tanto. Fa anche arrabbiare. Ma poi c'è l'amore a scaldare il cuore.
Spendo le ultime parole - lo so, mi sono dilungata parecchio - per dire due cose.
Apprezzo tantissimo quei libri che ti permettono di ampliare le tue conoscenze, che ti spingono a fare ricerche per sapere di più, aumentare non solo la cultura personale, ma ad aprire anche gli occhi... io penso che leggere non sia solo un passatempo. Nelle pagine dei libri non cerco solo la distrazione, ma anche comprendere, aprire la mente e... crescere. Una mente aperta aiuta molto ad apprezzare questa vita e a far del bene.
Inoltre, volevo concludere realmente dicendo che amo entrambe le copertine. Credo che racchiudono le due storie, perfettamente. Sono, semplicemente, bellissime.
« Ti fingeresti morto per me? »
« Senza di te sono morto comunque. »
Autore
http://www.nigelfarndale.com/