Volevo iniziare questo post con un piccolo pensiero. Girovagando tra i blog con i quali avevo scambiato il mio banner/link, ho notato che quasi tutti hanno tolto il mio. Ho guardato e riguardato, perché magari avevo sbagliato, ma la realtà è un'altra e se devo essere sincera non mi è piaciuta per nulla. Non sono comunque il tipo da prendermela troppo, semplicemente mi adeguo, e ho tolto a mia volta i bannerini nella sezione "Blog Amici". Qualora ci fosse stato uno sbaglio, o se qualche altro blogger volesse fare uno scambio, io sono sempre disponibile e felice! Però vorrei rispetto e scambio reciproco.
Chiusa questa parentesi, spero di riuscire finalmente a donarvi i miei pensieri sulla mia ultima lettura. Un libro che non è stato facile leggere. Pur avendo una scrittura semplice, con frasi brevi, ho riscontrato delle difficoltà. Devo anche ammettere che inizialmente avrei voluto abbandonare la lettura, ma poi sono andata avanti e tutto sommato non è un brutto libro. Anzi. Solo che molte scelte non le ho gradite molto. Tuttavia è un romanzo da leggere, forse non per tutti, ma un consiglio... la trama può sviare un po'. Io avevo tante altre aspettative, pensieri, ed immagini... ed è tutto diverso da ciò che immaginavo.
Editore: Frassinelli
Pagine: 562
Prezzo: 16,90 euro
Consigliato... forse non è una lettura per tutti, ma bisogna prenderlo senza farsi troppe aspettative, senza pensare alla solita storia sugli ebrei. Perché "Storia di una ladra di libri" è la storia di una ragazzina tedesca al tempo della seconda guerra mondiale. Della sua piccola realtà, del mondo visto attraverso i suoi occhi. Un romanzo di formazione, e anche dell'importanza che possono avere le parole. Nulla a che vedere con molti altri romanzi che toccano il tema dell'olocausto o della seconda guerra mondiale.
Trama
Recensione
Ho odiato le parole e le ho amate, e spero che siano tutte giuste.
Ammetto, con assoluta sincerità, che inizialmente l'ho trovato un pochino noioso, forse perché non ero per niente abituata a uno stile simile. Frasi brevi e semplici sì, ma allo stesso tempo interruzioni, anticipazioni, disgressioni, continui rimandi a ciò che succederà o che è successo. Non è facile abituarsi a questo modo di scrivere ma, una volta superato il primo "ostacolo", ti accorgi di avere tra le mani un bel libro.
Credo che il motivo per cui non sono stata totalmente coinvolta da questa lettura si trovi sia nelle mie aspettative su un romanzo che parla di ebrei e seconda guerra mondiale, sia appunto su questo stile un po' strano, diversissimo rispetto al consueto.
Quando ho preso tra le mani questo libro, pensavo di trovare la solita storia degli ebrei, narrata sicuramente dal punto di vista dei tedeschi, di quelli che in realtà non riescono ad accettare la politica di Hitler, il suo assurdo agire nei confronti dei diversi, soprattutto di quegli ebrei che vuole sterminare. Invece, questo romanzo è qualcosa di diverso, qualcosa che non potevo immaginare.
La storia come ormai si sa è narrata da una voce diversa: dalla Morte stessa, un personaggio inconsueto, strano, che però si ritrova a riflettere sugli esseri umani, su quella moltitudine di colori che si ritrova tra le "mani" ogni giorno, sul suo lavoro terribile quanto opportuno. La Morte sa che deve stare lontana da questi esseri, deve semplicemente prendere le loro anime e allontanarle dal corpo, ma alla fine non può non soffermarsi su una bambina in particolare, Liesel e sul piccolo mondo e vari personaggi che ruotano intorno a lei.
Su un treno diretto a Molching, nei pressi di Monaco, ci sono una madre e i suoi due figli: la giovane Liesel e suo fratello Werner. I due bambini sono destinati a un'altra famiglia, un modo per portarli in salvo, perché figli di un Kommunist di cui non apprendiamo nulla. Il più piccolino, però, muore e sono costrette a seppellirlo alla prima stazione disponibile. È in questa circostanza che Liesel trova il primo libro che subito "ruba", portandolo via con sè. Liesel ancora non sa leggere, nonostante i suoi nove anni, ma non sa che saranno proprio le parole a cambiare e salvare la sua vita.
A Molching Liesel viene "abbandonata" da sua madre e consegnata ai coniugi Hubermann. Hans è un uomo buono, comprensivo, con il quale la piccola riuscirà a instaurare subito un bellissimo rapporto. Liesel scorge subito il suo cuore, dietro quegli occhi fatti di bontà e di argento. Sarà proprio lui con il suo fare tranquillo e il suo animo amorevole a calmare la piccola e a condurla verso la magia delle parole, leggendo per lei i primi libri e insegnandole poi a farlo da sola. Hans è un imbianchino, con l'amore per le sigarette e la fisarmonica, ultimo regalo e ricordo di un amico ebreo che lo salvò dalla morte nella prima guerra mondiale. Uno dei motivo per cui non accetta la politica dei nazisti, ma finge di parteciparvi per salvaguardare la sua famiglia e non solo.
Rosa Hubermann, invece, appare subito come una matrigna arcigna e impietosa. Sempre con un cucchiaio di legno in mano, pronta ad aggredirci la povera Liesel, anche a suono di sproloqui verbali. Sotto quell'aspetto, però, possiamo trovare una donna che ama completamente la sua famiglia e disposta ad aiutare anche chi non conosce e potrebbe rappresentare un vero e proprio pericolo. In qualche modo anche lei proverà una sincero e genuino affetto per quella figlia adottata.
Nella cittadina di Molching Liesel farà anche delle amicizie, prima tra tutte quella con Rudy, ragazzino dai capelli gialli, un po' spericolato e sempre alla ricerca di un bacio da parte della bella amichetta. Insieme ne combineranno di tutti i colori, ma la loro amicizia sarà forte e bellissima da leggere. Quella tra due bambini che crescono insieme in un mondo in cui la miseria, la fame e la guerra segna anche i cittadini di quella Germania Nazista tanto odiata.
Mi è piaciuto molto il modo in cui l'autore ha descritto la loro amicizia. Liesel e Rudy appaiono e si comportano esattamente come due bambini della loro età e non sembrano più grandi, maturi, come di solito accade in altri libri. Almeno per mia esperienza. L'ho molto apprezzato.
Mi meraviglia sempre la forza degli esseri umani, che riescono a rialzarsi, seppur barcollando, persino quando fiumi di lacrime inondano i loro volti.
Ci sono altri personaggi nello sfondo, ma credo che quelli citati siano i più importanti.
Be', ovviamente le protagoniste assolute sono Liesel e la Morte. Liesel è solo una bambina di nove anni quando si ritrova in un mondo totalmente nuovo, con nuove persone che deve chiamare "mamma" e "papà", bambini che la prendono in giro perché incapace di leggere, e varie difficoltà. Ma pian piano la vediamo crescere, grazie all'amore delle persone che la circondano, ma anche alla bellezza e importanza delle parole di cui si innamora totalmente.
E poi c'è la Morte, la narratrice. Colei che sa tutto, e che forse spesso svela troppo. Esatto. Questo è uno dei punti che mi è piaciuto meno del romanzo. Questo suo divertimento nel farci scoprire la sorte di alcuni personaggi prima del finale. L'anticipare questi eventi, l'ho trovato irritante. Sono una di quelle lettrici che per essere completamente rapita da ciò che legge, non deve capire sin da subito come il romanzo è destinato a finire. Voglio il mistero, voglio scoprire pian piano tutto. Dare anticipazioni e spoiler non è qualcosa che gradisco.
Comunque la Morte qui appare molto "umana". A volte ironica e spiritosa, in altri momenti riesce a farti provare emozioni davvero toccante. Ci sono scene descritte davvero bene. In poche semplici frasi, l'autore ti trasporta in quella Germania in piena guerra mondiale, facendoti comprendere quale sia anche la situazione dei tedeschi dell'epoca. Certi avvenimenti risultano strazianti, soprattutto se immaginati da una bambina e poi ragazzina così piccola.
È un romanzo sicuramente di formazione, di crescita. Ma anche un romanzo che profuma di parole, e della loro importanza nella vita delle persone, di Liesel in particolare. A mio avviso, però, racchiude molto altro. I vari caratteri sono davvero ben delineati. Forse ci sono alcuni cliché, ma comunque è impossibile non provare un profondo affetto per il padre adottivo di Liesel, una sorta di divertimento per sua madre, che seppur brusca dimostra di avere un buon cuore; ma anche affetto nei confronti del piccolo Rudy e anche del povero Max. Si comprende anche come sia la Germania dell'epoca dal punto di vista dei tedeschi. Perché è certo che non tutti erano così pessimi, non credo e non ho mai creduto che tutti potessero accettare una simile politica.
All'interno del libro troverete anche dei disegni, di cui non vi rivelo nulla, ma volevo comunque accennarlo.
Tirando le somme sono soddisfatta di questo libro? Sì, ma non del tutto. Trovo la storia molto bella, ma lo stile non è riuscito a rapirmi, certe scelte non le ho comprese nè accettate (vedi, come dicevo, gli spoiler) e il finale mi è sembrato assurdo. Ma non è una storia da buttare, né a mio avviso un capolavoro. Una bella lettura, ma ho letto sicuramente di meglio.
Una cosa è certa, era meglio non farsi troppe aspettative o previsioni, perché è una storia totalmente diversa da ciò che mi aspettavo!
Dicono che la guerra sia la migliore amica della morte, ma debbo dissentire. Per me la guerra è come un nuovo padrone che pretende l'impossibile. Ti sta con il fiato sul collo, ripetendo senza sosta: «Lavora, lavora». Tu lavori duro, ti affanni. Il capo, però, mica ti dice grazie: esige ancora più impegno da te.
Autore:
Il suo sito è www.markuszusak.com
Dal libro al film... trailer!
E voi avete letto e/o visto il film? Che ne pensate?
Ci sono delle differenze?
Io ancora non ho visto il film, quindi non posso parlarne, ma se vi va, ditemi che cosa ne pensate!