Oggi volevo aggiornare il blog con due interessanti - mi auguro - rubriche, ma non so se la mia testolina mi farà concentrare su altro. Tra 7 giorni esatti sarò a Roma a vedere un grande spettacolo! Romeo e Giulietta Ama e Cambia il Mondo e già tremo al pensiero! Vedere dal vivo un musical o opere simili è qualcosa di magico, la televisione non può regalare le stesse emozioni, perché è uno strumento freddo e distaccato. Invece, tra una settimana li vedrò tutti dal vivo e già piango al pensiero. Mi auguro di riuscire ad ammirare il primo cast e di incontrarli fuori. So perfettamente che gli attori di teatro sono persone squisite che, nonostante la stanchezza, non hanno atteggiamenti da vip ma ti regalano del tempo per una foto, un autografo, un bacio. E quindi, potete immaginare come possa sentirmi ora! Ho una voglia pazza di incontrarli! Sperando di mettere da parte la mia timidezza e di trovare persone gentili che mi aiuteranno con le foto - andando da sola, non sarà facile farmi le foto con gli artisti -. Ma, bando alle chiacchiere, lasciando le musiche dell'opera come sottofondo, cercherò di concentrarmi al meglio per proporvi le mie rubriche!
È domenica e quindi vi presento altri 4 libri appartenenti alla mia bellissima libreria! Pronti?
Iniziamo subito presentandovi i miei libri. O meglio, anche in questo caso non li ho acquistati personalmente e ne ho letti solo due su quattro.
Il primo che propongo è "Archangel" di Robert Harris, pubblicato da Mondadori nel 1998 (e come sempre ho la versione Mondolibri). Di questo libro non posso dirvi nulla. Non l'ho letto e a pelle neanche mi ispira troppo, però vi propongo la trama.
“Erano in due in quella piccola stanza al ventitreesimo piano dell'albergo Ukraina, sprofondati in poltrone così vicine che le loro ginocchia quasi si toccavano. «Accadde la notte del 2 marzo 1953. Quando squillò il telefono, una sola guardia del corpo era di turno. Era successo qualcosa di terribile al Bliznij», disse il vecchio. E domandò: «Tu lo sai che cosa significa Bliznij?». «Sì», rispose Fluke Kelso «Io so che cosa significa Bliznij.» Certo che lo so, avrebbe voluto aggiungere, ho insegnato Storia sovietica all'università di Oxford per troppo tempo.
Bliznij è una parola che trascina con sé, anche a mezzo secolo di distanza, un fantasma pauroso: è il nome della dacia di Stalin, la casa in cui fu colpito da infarto. Doppia recinzione, trecento uomini armati di un reparto speciale della NKVD, otto cannoncini antiaerei calibro 30 millimetri, per vigilare sull'incolumità del suo unico, anziano residente.
Il vecchio seduto davanti a Kelso è Papu Rapava, veterano dell'esercito sovietico e sostiene di essere stato là, al Bliznij, quella lontana notte, senza luna e senza stelle, del 1953. E di aver assistito al furto delle carte di Stalin, in particolare di un misterioso quaderno a cui lui teneva più di ogni altra cosa. Kelso decide di spendere la sua ultima giornata in città per verificare l'intera storia, e poche ore bastano a scuoterlo dal suo scetticismo: per difendere il contenuto del quaderno, c'è infatti qualcuno pronto a uccidere senza esitazione nella Mosca del Duemila e negli sterminati boschi intorno al porto di Archangel. Forse Stalin vuole tornare, forse il più crudele dittatore della storia può tornare...”
Ho scoperto che ne hanno fatto anche un film nel 2005, con Daniel Craig.
Passiamo ora a un libro che ho letto molti anni fa e che mi era piaciuto davvero molto. Una storia toccante e delicata, che vi consiglio.
Sto parlando de "La Bambina Lazarus" di Robert Mawson, edito da Mondadori nel 1998 (sempre versione della Mondolibri).
La trama: “ A dodici anni, Ben Heywood pensava che fosse giusto aver dovuto assistere così da vicino alla "morte" di sua sorella. E tuttavia, nel momento stesso in cui succedeva, aveva capito che l'essere costretto a vedere faceva parte della punizione. Accadde all'angolo di Newmarket Road, sulla curva proprio davanti al negozio del giornalaio. Ben guardò il marciapiedi opposto, poi si voltò verso la sorellina Frankie e la sua amica Isabelle, che camminavano dietro di lui tenendosi a braccetto, le teste vicine, assorte nella loro cospirazione. Se si sbrigava, poteva attraversare di corsa la strada, sentire se era arrivato l'ultimo numero di 'Road Ranger', comprare una scatola di mentine e tornare da loro prima ancora che se ne accorgessero. Il traffico dei pendolari era intensissimo. Approfittando di una pausa nel flusso continuo di auto, Ben sfrecciò ed entrò nel negozio, da cui uscì meno di un minuto dopo. Quasi al centro della carreggiata, le due bambine si tenevano abbracciate in una sorta di immobilità terrorizzata, mentre gli automobilisti provenienti da entrambe le direzioni sterzavano sorpresi, all'ultimo minuto, per evitarle. Ben le guardò a bocca aperta: gli occhi spaventati di Frankie lo stavano cercando, e le labbra si muovevano formando mute il suo nome. D'improvviso l'aria si riempì dei suoni dei clacson, di pneumatici che stridevano, vetri che esplodevano. Poi ci fu il rumore spaventoso di sei enormi ruote che slittavano incontrollate sull'asfalto e, infine, un tonfo sordo e raccapricciante, quando l'autobus investì le bambine. Schizzarono per aria, in una confusione di arti, capelli, abiti e cartelle contro il cielo azzurro, sbattendo braccia e gambe come due bambole di pezza. Frankie è sopravvissuta al tragico incidente, ma le sue condizioni appaiono senza speranza. Dopo tre mesi di inutili cure, diventa semplicemente la bambina in coma nella stanza numero 4, quinto piano, ospedale di Cambridge. E, intanto, la mente di Ben sta a poco a poco scivolando in un buio mondo interiore. Forse non tutto, però, è perduto: un tentativo di guarigione, seppur difficile e disperato, può essere intrapreso. Una coraggiosa neurologa americana, Lizzi Chase, ha infatti scoperto un 'passaggio' tra il mondo dell'esistenza e quello dell'oblio, e sa come spingersi nelle misteriose regioni del subconscio. Chi andrà a 'riprendere' Frankie deve, però, volerlo fare, deve saperlo fare e soprattutto deve fare presto, prima che la piccola si perda per sempre.”
Il terzo titolo è un giallo svedese. Ho voluto mettermi alla prova con questo genere, ma... devo ammettere che il risultato non è stato poi così positivo. Il libro in questione è "Sangue di Mezz'inverno" di Mons Kallentoft, pubblicato dalla casa editrice Nord nel 2010 (edizione della mondolibri). Ho dato solo due stelline al libro, per due motivi molto semplici: il primo è che ho scoperto praticamente subito l'assassino e, credo che il bello di un libro giallo è arrivare al finale ed essere stupiti, cosa che qui - a mio modesto parere - non succede. Inoltre, per me ci sono troppi pensieri. Addirittura quelli del morto. Tutto ciò rende la lettura molto pesante e dispersiva. Anche il finale non mi è piaciuto per niente.
Parla di temi forti. Di una famiglia assurda, di cui però non posso rivelare troppo. Vi riporto la breve trama:
“Un'altra notte, un'altra tormenta di neve. Temperatura: meno trenta. Una cortina di gelo avvolge la città e la brina sulle finestre, acceca le case e le coscienze.
Questa giornata non è fatta per i vivi, pensa Malin Fors, la più brillante e ambiziosa detective di Link öping, in Svezia. Ma anche la più irrequieta. Divorziata e con una figlia tredicenne avuta quand'era troppo giovane, cerca consolazione nell'alcol e spesso si fa coinvolgere in precarie storie sentimentali.
Per lei, tuttavia, ogni indagine è una missione, la possibilità di redimere un mondo in cui vittime e colpevoli sono due facce della stessa medaglia.
Questa giornata non è fatta per i vivi.
E infatti, nella campagna ghiacciata, impiccato a un albero, è stato ritrovato un uomo. Sui quarant'anni. Nudo. Obeso. Coperto di lividi e di ustioni. Chi l'ha ucciso non ha lasciato tracce. O, se l'ha fatto, ci ha pensato la neve e a cancellarle. Nessuno sa chi era quell'uomo. O, forse, nessuno ha mai voluto saperlo. E allora perché è stato ucciso? Per un gioco crudele finito male? Per consumare una vendetta covata da anni? Per celebrare un antico rituale di mezz'inverno? La risposta è lì, nascosta tra le pieghe di un'esistenza sempre ai margini, che adesso però reclama attenzione. Che vuole uscire dall'ombra per essere raccontata. Da Malin.
Questa giornata non è fatta per i vivi.”
Anche qui, non posso far altro, che presentarvelo con la trama, non avendolo letto.
“A Parigi un fisico viene assassinato dopo aver eseguito un esperimento per una bella visitatrice. Nella giungla della Malesia, un misterioso imprenditore fa costruire un impianto di cavitazione dalle caratteristiche molto particolari. A Vancouver una fantomatica società affitta un mini-sommergibile da utilizzare nelle acque della Nuova Guinea. E a Tokyo un agente segreto cerca di capire che cosa significa tutto questo. Così inizia "Stato di paura", il romanzo più ambizioso di Michael Crichton. Dai ghiacciai islandesi ai vulcani dell'Antartide, dal deserto dell'Arizona alle giungle impenetrabili delle Isole Salomone, dalle strade di Parigi alle spiagge della California, in un incalzare di colpi di scena e di invenzioni che lasciano il lettore senza fiato, "Stato di paura" affronta temi controversi, dalla preoccupazione per l'effetto serra al ruolo dell'informazione nella società contemporanea, ma soprattutto s'interroga sulle cose in cui crediamo, e sul perché ci crediamo. ”