Vorrei spendere un poco del mio tempo e molti dei miei pensieri su un’opera teatrale che non conoscevo, ma che pian piano ho imparato ad amare grazie a un Artista che nel giro di pochi mesi ha conquistato letteralmente il mio cuore. Dell’artista in questione vi parlerò più tardi, ma ora concentriamoci meglio sulla perla letteraria che ho letto in pochissime ore e che, giunta a conclusione, avevo voglia di rileggere ancora e ancora: Lo zoo di vetro di Tennessee Williams.
Sarei ipocrita a dire che conoscevo questo autore. No. Non ne sapevo nulla, quindi non mi costa nulla ammettere la mia ignoranza, ma sono rimasta attratta da quest’opera. Da questa perla che va letta, assolutamente.
Ho deciso di andare in biblioteca per trovarla, e mi è stata consegnata un’edizione piuttosto vecchia, del 1948 addirittura, che però ho letto in un soffio.
Vi lascio un po’ di dati. La copertina di questa traduzione e poi via, con i miei pensieri!
Editore: "Amena" Garzanti
Pagine: 143
Anno di Pubblicazione: 1948
Consigliato? Sì. Ve lo consiglio con tutto il cuore. Una perla teatrale da leggere e rileggere. Pochi personaggi ma perfettamente descritti. Un tumulto di emozioni. Leggetelo. Davvero. E andate a Teatro!
Recensione:
Non essendoci la trama nel libro, vado subito a esporre i miei pensieri!
Negli ultimi mesi, come avrete ormai capito, sono stata totalmente presa dal teatro e dal musical in particolare. Quando entro in questa dimensione, spesso mi scollego dalla realtà, e vivo come sospesa in un sogno. Questo sogno mi ha permesso di conoscere un artista dalle grandi doti, dal talento immenso, che si è insinuato, con la sua arte, nel mio cuore facendomi vivere emozioni intense. Cercando materiale su di lui, altre interpretazioni, mi sono imbattuta nello Zoo di Vetro e ne sono rimasta irrimediabilmente attratta. Ho riso, pianto, e l’ho rivisto anche più volte. Infine, ho deciso di trovare l’opera letteraria da cui era tratto tutto. Sono andata in biblioteca, ho avuto la fortuna di trovarne una copia – seppur vecchia – e sono totalmente entrata in quelle pagine, trascinata dalla parola scritta, da quei dialoghi tra pochi ma essenziali personaggi che non mi hanno lasciata andare se non alla fine. Eppure ancora rimangono nel mio cuore.
Lo zoo di vetro è la storia di una famiglia americana degli anni 30. I personaggi sono pochi: Tom Wingfield, narratore e protagonista, sua madre Amanda, sua sorella Laura e un visitatore, Jim. In realtà, c’è un ulteriore personaggio perennemente presente, anche se appare solo in foto: suo padre, partito anni prima, e mai più tornato.
«Questo è un dramma nato da ricordi.
Come tale è illuminato tenuamente, è sentimentale, non è realistico. Nel ricordo ogni cosa ci appare come accompagnata dalla musica. Per questo tra le quinte c’è un violino che suona. Io sono il narratore del dramma e ne sono anche personaggio.
Gli altri personaggi sono: mia madre Amanda, mia sorella Laura, ed un visitatore che entra in scena soltanto alla fine.
È questo il personaggio più reale del dramma, un emissario del mondo palpabile, mondo dal quale noi, per ragioni diverse, eravamo staccati.
Ma nel dramma appare inoltre un quinto personaggio, che fa soltanto capolino da una fotografia un po’ più grande del normale.
È nostro padre che partì molti anni fa.»
(cit. presa da Lo zoo di vetro. Tom Wingfield come narratore)
Si tratta di un dramma vero e proprio. No, non ci sono morti, ma si affrontano molti temi che possono essere perfettamente attuali. Si parla di sogni, di paure, di sentimenti, di rimorsi, di oppressione, di fragili illusioni molto simili a pezzi di vetro che s’infrangono per nulla.
Tom è un ragazzo che sogna di diventare un poeta e di viaggiare per vivere avventure che, un semplice lavoro in un magazzino non può donargli. Da quando suo padre è svanito nel nulla, si deve occupare di sua madre, ma soprattutto di sua sorella Laura. Tom è un sognatore, che vorrebbe poter liberarsi delle catene, e della gabbia, per volare via, per realizzare i suoi desideri più profondi. Ma non può abbandonarle. Nonostante sua madre sia troppo oppressiva, non lo comprenda pienamente, nonostante i litigi siano spesso accesi, Tom torna sempre indietro. No. Non può abbandonare quelle donne sole. Soprattutto una sorella, zoppa e profondamente timida, che non sa stare al mondo, ma che ama totalmente.
«Quello è il solo trucco che mi farebbe comodo: come uscire da questa bara.»
(Tom Wingfield, da Lo zoo di Vetro)
Amanda, sua madre, è una piccola donna dotata di una grande vitalità ma disperatamente aggrappata ad altri tempi e ad altri luoghi. Vive perennemente nel ricordo dei tempi passati, quando era una ragazza graziosa e piacente, e partecipava a balli, e feste, ed era ammirata da tanti uomini. Amanda vorrebbe un futuro radioso per i suoi figli. Vorrebbe che sua figlia Laura trovasse un buon marito e un buon lavoro. Vorrebbe il meglio anche per Tom, ma spesso non si rende conto di quanto possa apparire crudele nei suoi modi.
Laura è, in un certo senso, l’anima dello zoo di vetro. Durante l’infanzia, un malanno l’ha lasciata leggermente zoppa. Una gamba è leggermente più corta dell’altra ed è costretta in un apparecchio ortopedico. Da tutto ciò nasce la sua ritrosia solitaria, l’incapacità di vivere il mondo, di mostrarsi, di riuscire a concludere gli studi o trovare un lavoro senza sentirsi male. L’incapacità di intrattenere rapporti con altre persone. E così, questa estrema timidezza e paura del mondo, la portano a rifugiarsi in casa, con la sua collezione di figurine di vetro, e le canzoni del grammofono.
E, infine, c’è Jim, il visitatore che, in fondo, appare come un personaggio più reale e vero rispetto agli altri. Jim è un amico di Tom che viene invitato in casa, nella speranza – per Amanda – di farne un marito per Laura. Quest’ultima ha sempre avuto una cotta per il giovane, e per un attimo ha come l’illusione di riuscire a penetrare nel suo cuore, nonostante la sua immensa timidezza e l’incapacità di credere in se stessa. Ma poi, come l’unicorno di vetro, che lei gli aveva donato, si infrange a terra in mille pezzi, così la flebile illusione di uscire dal suo guscio, cade. Si spezza. Jim è fidanzato.
Illusioni che cadono. Legami che si spezzano. Nuovi litigi e Tom se ne va. Ma in lui, in un pezzo finale che riempie il cuore di tristezza e lacrime, si fa strada il rimorso. Il rimorso di aver abbandonato due donne in balia di se stesse. Il rimorso di aver abbandonato la sorella tanto amata.
«No, non me ne andai sulla luna, andai molto più lontano… perché il tempo è la distanza più grande tra due luoghi…
Poco tempo dopo, venni licenziato per aver scritto una poesia sul coperchio di una scatola di scarpe. Lasciai Saint Louis. Per un’ultima volta scesi i gradini di quella scaletta e da allora non feci che seguire la strada di mio padre, cercando di ritrovare nel cammino ciò che nello spazio era perduto.
Ho viaggiato per anni. Le città mi sfiorarono come foglie morte, foglie dai colori accesi, ma strappate dai rami.
Avrei desiderato fermarmi, ma qualche cosa mi sospingeva sempre… e mi raggiungeva di soppiatto, mi coglieva sempre di sorpresa. Forse le note di una vecchia canzone. Forse, soltanto un pezzetto di vetro trasparente. Magari sto camminando, la sera, lungo le strade di una città straniera, e non ho ancora trovato compagni. Passo dinanzi alle vetrine illuminate di una profumeria; e la vetrina è tutta piena di vetri colorati, di sottili boccette trasparenti, come frantumi di un arcobaleno.
Allora, tutto d’un tratto, mia sorella mi tocca sulla spalla. E io mi volto e la guardo dentro gli occhi…
Oh, Laura, Laura, ho tentato di lasciarti, ma ti sono rimasto fedele più di quanto avessi mai voluto!
Accendo una sigaretta, attraverso la strada, mi imbatto in un cinematografo o in un bar, bevo un bicchierino, parlo col primo sconosciuto… qualsiasi cosa, pur di spengere le tue candele!
… perché oggi il mondo è rischiarato dai lampi!
Spegni le tue candele, Laura… e così, addio! »
Che cosa mi ha colpito, dunque, di quest'opera? Sicuramente i vari personaggi. La possibilità di rivedersi in loro. Personalmente, mi sono rivista molto sia in Tom, con i suoi sogni, i suoi desideri, e il sentirsi come all'interno di una gabbia, non compreso dalla madre e un po' in Laura, per la sua timidezza, la sua paura di non poter gestire i rapporti con gli altri, il terrore di sbagliare che la porta a star male fisicamente, e il non credere minimamente in se stessa.
Sono personaggi che vivono come in una sorta di isolamento, persi nei loro sogni, in un passato che non potrà tornare, in un mondo di piccole figurine di vetro. Tre personaggi, comprendendo anche la madre Amanda, che rispecchiano anche alcuni aspetti attuali. A mio avviso.
Tom ha frequenti litigi con sua madre. Pur non essendo una donna cattiva, Amanda non riesce davvero a comprendere a fondo i suoi figli. Sì, vorrebbe un futuro radioso per loro, vorrebbe una vita bella e tranquilla, ma non riesce a penetrare in fondo ai loro cuori, a capire il motivo per cui Tom si rifugia sempre nel cinematografo a sognare una vita di avventure, e Laura non riesca a uscire fuori dal suo mondo.
Particolari, per capirli meglio, sono questi passi:
«No. Tu hai detto che il tuo cuore è così pieno, che c’è dentro un tale tumulto di cose, che non puoi neppure descriverlo… Ebbene, anch’io ho il cuore pieno di un tumulto di cose e a te non lo posso descrivere!»
Tom, con queste parole, cerca di far comprendere qualcosa di sé a sua madre. Quel tumulto di cose che ha dentro e che non può descrivere, perché i suoi sogni non possono essere veramente capiti dalla donna. In questo mi ci rivedo molto. Anch'io ho sogni che non so come realizzare. Passioni che non posso condividere con i miei o con le persone che mi stanno attorno, perché mi reputano pazza. Folle. Non riuscendo veramente a comprendermi.
«Farò conto che abbia subito un’operazione. Gli han tagliato il corno perché non si sentisse così… mostruoso! E d’ora in poi si sentirà più a suo agio in mezzo agli altri cavallini, quelli che non hanno corna.»
Laura. Piccola Laura. E' un personaggio che forse a molti può apparire sciocco, ma io riesco a comprenderla. Laura per un'imperfezione fisica non riesce a stare al mondo. Laura è una persona estremamente timida che trova conforto nel suo mondo fatto di tanti animaletti di vetro - il cosidetto Zoo di Vetro - con i quali ama parlare e che ogni giorno pulisce con cura. Laura ha un animo puro. Ha paura di illudersi, di mettersi al mondo, di riverlarsi.
Il suo terrore l'ha portata a non finire gli studi, a non riuscire a lavorare. Ora, in questo caso non sono proprio simile, ma per molti versi la comprendo. Il problema principale di questa ragazza è che lei non crede in se stessa e, sarà proprio il visitatore, Jim, ad aprirle gli occhi.
«Lo sai qual è il tuo guaio? Complesso di inferiorità?
Capisci che cosa vuol dire? Si dice così di quelli che non valutano abbastanza se stessi!
…
Sì, cara mia, è proprio questo il tuo guaio! Mancanza di fiducia in te stessa, come persona. Tu non ti apprezzi abbastanza. E deduco il fatto da certe tue affermazioni e anche da mie osservazioni personali. Per esempio, quell’impaccio nel camminare, quando si era al Liceo, e che tu credevi fosse tanto orribile… Mi hai detto che avevi persino paura di entrare in classe… E ti rendi conto delle conseguenze? Sei finita con una bocciatura, hai dovuto rinunciare agli studi, tutto questo perché un piede zoppicava leggermente, così leggermente che per quanto ricordo non ci se ne accorgeva affatto! E tutto si riduce ad una trascurabile imperfezione fisica. E la si nota a mala pena! Un difetto da nulla, ingrandito mille volte dall’immaginazione! Vuoi sapere qual è il mio consiglio? Pensa di te come di una persona in qualche modo superiore alle altre!» (da Lo Zoo di Vetro)
Jim O' Connor le dirà proprio queste parole, spronandola a reagire. Lei riuscirà a uscire un po' dal suo guscio, ad avvicinarsi a lui, a far capire la sua bellezza interiore e anche esteriore. Ma poi, il suo mondo va in frantumi quando scopre che la persona amata sta per sposarsi. Fragili illusioni che si spezzano come l'unicorno di vetro da lei tanto amato.
E' un'opera che va letta e riletta e magari vista. Un'opera che può dare adito a molte riflessioni. Queste sono le mie. Probabilmente non corrispondono al vero intento dell'autore. Forse ho errato nell'interpretarlo a mio modo, ma sono i miei pensieri.
Mi scuso per aver inserito così tanti pezzi, ma dovevo farlo. Ci tenevo. Voglio serbarli come ricordi.
Amo quest'opera e ve la consiglio dal cuore.
Tennessee Williams, pseudonimo di Thomas Lanier Williams (Columbus, 26 marzo 1911 – New York, 25 febbraio 1983), è stato un drammaturgo, scrittore, sceneggiatore e poeta statunitense.
Si chiama Luca Giacomelli Ferrarini ed è un artista immenso. Ha un talento favoloso. Balla. Canta. Recita. Trovate informazioni su di lui. Seguitelo ora grazie al suo Mercuzio in Romeo e Giulietta - Ama e Cambia il Mondo, non ve ne pentirete. Io lo adoro immensamente. Ovviamente parlando sempre del suo talento.
Vi lascio il primo video de Lo zoo di vetro, ma mi raccomando, continuate a vedere gli altri! Sono solo 9 e vi regaleranno intense emozioni!