E finalmente ce l'ho fatta, ho "sfornato" un'altra recensione che spero vi possa piacere! Ultimamente non sono mai soddisfatta del tutto di ciò che scrivo, perché ho sempre l'impressione di non riuscire ad esprimere al meglio i miei pensieri, le mie sensazioni a riguardo. Mi auguro che qualcosa, comunque, arrivi.
Oggi vi parlo del libro da cui è stata tratta ispirazione per il film "Quasi Amici", che personalmente ho amato tantissimo. Però, appunto, avendo visto prima il film, avevo grandi aspettative e... boh. Vi spiegherò tutto poi. Buona lettura!
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 204
Prezzo: 13, 90 euro (5,99 euro ebook)
Anno di Pubblicazione: 2012
Consigliato?
Sì, sicuramente è un libro che mi sento di consigliare, soprattutto a chi ha voglia di leggere una storia vera, su un male non facile. Un problema difficile da gestire. Eppure, anche se parla di una storia non del tutto felice, di un'esistenza che viene annullata, in un certo senso, da una paralisi quasi totale, è anche un libro pieno di speranza, di amore per la vita, e di un'amicizia strana ma importante, che porta l'autore stesso ad andare avanti, a reagire, nonostante tutto.
L'unico consiglio che vi posso dare è quello di non immaginare la storia come uguale a quella del film. No. Sono diverse. O meglio, l'ispirazione è quella, ma... io avevo delle aspettative mooolto diverse, pensando al film.
Rampollo di nobile famiglia, ricco, colto, affascinante e amante delle cose belle e raffinate, Philippe è paralizzato dal collo in giù a seguito di un incidente di parapendio. Non è la prima tremenda prova a cui la vita lo ha sottoposto: ha perso da poco la sua splendida e amatissima moglie, affetta da una rara forma tumorale. Philippe combatte coraggiosamente e ostinatamente con il proprio corpo, con il ricordo straziante di lei e con l'idea di essere un uomo inutile, finito, e per farlo usa tutti gli strumenti possibili, dall'impegno sociale all'attaccamento ai piaceri della vita.In questa sua battaglia ha un'arma speciale: il suo badante, un immigrato algerino appena uscito di galera, che entra un giorno nella sua vita «ingessata» con l'energia di un tornado e diventa immediatamente il suo «diavolo custode». Il loro rapporto di dipendenza reciproca e lo scontro ravvicinatissimo e spesso spericolato tra le loro culture si trasforma presto in un legame solido e nello stesso tempo turbolento, punteggiato da episodi irresistibilmente comici e autenticamente commoventi. Regalando a entrambi, e a chi legge questo libro, una dimensione nuova della gioia, della speranza e dell'amicizia.
Questa storia vera è diventata un film, Quasi amici, campione di incassi e fenomeno internazionale di cui la stampa francese ha scritto: "Fa ridere fino alle lacrime e piangere di gioia."
Recensione:
È insopportabile, vanitoso, orgoglioso, brutale, superficiale, umano. Senza di lui sarei morto di decomposizione. M'ha curato senza sosta come se fossi un neonato. Attento al minimo segnale, presente durante tutte le mie assenze, m'ha liberato quando ero prigioniero, protetto quando ero debole. M'ha fatto ridere quando ero a pezzi.
È il mio diavolo custode.
"Il diavolo custode" è la storia vera, narrata in prima persona, di Philippe Pozzo di Borgo, rampollo di una nobile famiglia e amante della bellezza, della buona musica, della vita, delle cose più raffinate. Però, a causa di un incidente fatale, si è ritrovato all'improvviso paralizzato dal collo in giù. Quella che potrebbe essere considerata come la fine di una vita, in realtà porta l'autore a combattere, a farsi forza. A cercare ugualmente il bello della vita, a riflettere sulle condizioni di altri malati, ad avere una nuova speranza di riprendere a vivere nonostante questo e nonostante, soprattutto, la perdita della sua amata moglie, colta da una malattia così grave e incurabile che, in confronto, il suo male gli appare quasi misero.
Quando ho iniziato la lettura di questo libro avevo bene in mente le immagini del film, "Quasi Amici", una pellicola che ho molto amato e che mi ha regalato lacrime e risate. Mi aspettavo qualcosa di molto simile ma, le mie aspettative non sono state del tutto rispettate. Anzi.
Le pagine profumano del suo amore per sua moglie. Del tormento che deve subire. Della loro reciproca vicinanza anche in questi momenti in cui i due mali trovano contatto. Due mali da gestire.
Quando Béatrice muore, non è facile per Philippe andare avanti, ma troverà nel suo rapporto con Abdel la spinta giusta per farlo. Ma, io credo, anche nella sua forza interiore, perché, diciamolo, non è per nulla facile andare avanti non potendo fare nulla da sè, ma sempre in balia degli altri.
Abdel è un personaggio assurdo. Volgare e sfacciato, totalmente diverso da Philippe. Un vero e proprio scontro di culture, che però si uniscono, aderiscono perfettamente, e fanno sorridere. Abdel è folle. Con le sue corse spericolate con le auto, con la voglia di fare a botte, con il suo amore per le provocazioni e la sua passione - fisica - per le donne.
È una persona che non c'entra proprio nulla con il protagonista, eppure, rappresenterà la sua forza, il suo aiuto più grande per non lasciarsi andare.
È un libro che provoca emozioni diverse: brividi, tristezza, ma anche sorrisi e qualche risata.
A mio avviso è un libro anche sulla speranza, sull'amore per la vita, sull'amicizia profonda che si può creare anche tra due persone totalmente diverse. Un libro che parla di un male sì, ma che apre anche alla voglia di vivere, di amare le piccole cose della vita, di riscoprire la bellezza dell'amore, di andare avanti, anche quando tutto sembra vuoto e perso, anche quando tutto sembra terribile.
Philippe, come si legge anche dalla biografia, si è dedicato anche ad attività di sensibilizzazione verso i disabili e ha finanziato e curato la fondazione di un istituto parigino di degenza e recupero.
Il finale non ve lo dico, anche se questa speranza permane e fa sbocciare un dolce sorriso sulle labbra.
Le foto che potete vedere sono riferite a Philippe e Abdel nel film (sopra) e i veri protagonisti (sotto). Non mi sbilancio oltre, perché non credo che ci sia molto di più da dire.
È un libro che consiglio di leggere. Sì. Però, devo essere sincera, pur ricordando che la storia vera è quella descritta nel libro, ho amato molto di più il film. Forse perché sono rimasta colpita da questo bellissimo rapporto tra nobile e badante, che nel libro emerge perlopiù verso la fine.
Vi lascio con un breve brano che mi è piaciuto molto.
Le ore, le notti, i mesi sdraiati con lo sguardo inchiodato al soffitto mi svelano una ricchezza di cui, brillante protagonista di una società di paillettes, non m'ero accorto: il silenzio.
Nel silenzio risiede la consapevolezza. Mette a fuoco ciò che ti circonda. Nel silenzio emerge la persona. All'inizio sei invaso da un certo timore. Non c'è rumore a guidarti né sensazione che ti delimiti. Un immenso terreno incolto, deserto e inerte. Bisogna farsi minuscoli per ritrovare dentro tale amorfa desolazione elementi di vita.
Come potete vedere, Philippe usa frasi brevi, dirette, con le quali esprime ogni suo piccolo pensiero. Un libro che fa riflettere molto. Sì.
E voi, lo avete letto? Che ne pensate?
Philippe Pozzo di Borgo, figlio del quinto duca Pozzo di Borgo, è stato dirigente della Pommery, la nota casa produttrice di champagne. Con la moglie Béatrice Roche, poi scomparsa a seguito di una grave malattia, ha adottato due bambini, Laetitia e Robert-Jean. Dopo l’incidente si è dedicato ad attività di sensibilizzazione verso i disabili e ha finanziato e curato la fondazione di un istituto parigino di degenza e recupero. Si è risposato e oggi vive tra la Francia e il Marocco.