Oggi vi propongo la mia recensione su un libro che ho letto diversi mesi fa. L'ho ritrovata per caso, e per fortuna! Ne ho ancora diverse da fare, e nel frattempo leggo troppi libri contemporaneamente andando molto lentamente... Ma spero di riuscire a recuperare pian piano.
Vi auguro tante belle letture, e vi lascio ciò che penso di questa lettura!
Editore: Einaudi
Pagine: 288
Prezzo: cartaceo 17 euro; ebook 9,99 euro
Anno: 2015
Traduzione di Vincenzo Latronico
Voto: 3.5
Trama
Recensione
Amori e disamori di Nathaniel P. è narrato dal punto di vista di Nate stesso, il protagonista della storia, che ci racconta di tutti i suoi amori e delle difficoltà che si possono trovare di fronte a un sentimento così grande. La cosa particolare, forse, è che tutto ciò è narrato da una donna, Adelle Waldman, che cerca di vestire i panni dei maschi, di comprendere o comunque mettere in luce i pensieri degli uomini di fronte all’amore e alle relazioni con le donne. Il ritratto che ne viene fuori, a mio avviso, potrebbe essere anche veritiero e in parte mi è sembrato di rivedere in Nate alcune persone che ho conosciuto, e me stessa in altri personaggi femminili. So che, come dice spesso un mio amico, non ci si dovrebbe mai immedesimare troppo nei romanzi letti, eppure non essendo io una critica specializzata, ma una mera lettrice, ho la tendenza a entrare totalmente nella trama e a cercare delle somiglianze, degli spunti con la mia vita e la mia persona. Forse sbaglio, ma sono tra quelle persone che cercano nelle letture non solo un momento di svago e di cultura personale, ma anche una sorta di risposte, di pensieri affini.
Chi non ha mai conosciuto un ragazzo come Nate, del resto?
Egocentrico, menefreghista, incapace di sostenere delle relazioni serie. Una persona che non ci mette nulla ad addossare alle donne colpe che spesso sono solo il risultato dei suoi atteggiamenti meschini. Anche quando incontra Hannah, una delle relazioni più importanti su cui si concentra l’autrice, Nate dopo un periodo iniziale in cui sembra aver trovato la donna della sua vita, con la quale “sentirsi a casa” e instaurare una relazione stabile e duratura, inizia a scorgere in lei troppi difetti che lo spingono ad allontanarsi da lei, incurante dei suoi sentimenti. Nate non è capace di intrattenere rapporti stabili e maturi. Una volta che ha in pugno le donne che corteggia, sembra provare una sorta di noia.
Solo quando si trova in compagnia della sua migliore amica pare essere totalmente se stesso. Ed è proprio quest’ultimo personaggio, una sorta di voce della coscienza, che mi ha particolarmente colpita, perché proferisce delle frasi che dovrebbero far aprire gli occhi su di lui. Nate appare ben presto come lo stronzo per antonomasia, capace di far innamorare e poi spezzare i cuori con una facilità disarmante. Nate prova sensi di colpa, che però svaniscono ben presto, sentendosi troppo pieno di sé e addossando i problemi alle imperfezioni e disturbi delle donne.
Hannah, effettivamente, sembrava essere la persona giusta. Entrambi amanti della scrittura – Nate infatti è un giovane scrittore che sta per pubblicare un libro importante che potrebbe cambiare la sua vita in meglio – sanno creare conversazioni interessanti, e sa rispondergli perfettamente, fino a quando non cede completamente all’amore e forse cade in quel vortice pericoloso in cui, credo che molte di noi vadano a finire: si idealizza l’altro, lo si ama troppo, e questo porta ad annullarsi in funzione dell’altro, per non distruggere una storia in cui si crede, non capendo che forse da parte di quell’uomo non c’è proprio nessun sentimento vero, reale, maturo, sincero.
In Hannah mi sono molto ritrovata, così come leggendo alcune frasi pronunciate da Nate mi è venuto da sorridere amaramente, avendole già sentite.
Forse l’aspetto interessante del romanzo è proprio la capacità dell’autrice di scandagliare l’animo umano, di mettere in luce i rapporti d’amore, soprattutto analizzando il punto di vista maschile, di un individuo più propenso a credere in sé e pensar per il proprio benessere e divertimento, e ricercare infine relazioni forse un po’ banali e superficiali, piuttosto che intraprendere qualcosa di serio e importante, perché incapace di “stare in coppia”.
<< Mi sa che forse non sono molto bravo a stare in coppia >>
Nate appare saccente, a tratti anche arrogante, a mio modesto avviso. Il tipo di uomo da tenere lontano, ma tra le cui braccia rischiano sempre di cadere le donne. È uno spaccato di nuda realtà, che colpisce e che almeno nel mio caso mi ha provocato molta irritazione.
Non è stata del tutto una lettura piacevole. È scritto sicuramente benissimo, con un ottimo lavoro di traduzione, e ritrae – come già detto – una realtà che c’è, esiste, e di fronte alla quale non si può chiudere gli occhi. Si indaga sulla psicologia di Nate, dell’uomo che sembra forse elevarsi troppo in alto, e addossare la colpa delle sue scelte (e mancanze) alle donne che frequenta e poi lascia. Però, non mi ha trasmesso molto, non mi ha lasciata molto soddisfatta nella lettura.
Vi lascio alcune frasi che ho sottolineato e che mettono in luce alcuni aspetti che ho sottolineato. Lo consiglio? Sì, ma non so se effettivamente l’avrei comprato se non ci fosse stato quel nesso con la mia adorata Jane Austen.
<<… chi è in posizione di forza in una relazione non accetta di prendere in considerazione l’infelicità dell’altro, solo perché nessuno lo costringe a farlo, be’, quella è la mossa da stronzo per antonomasia. >>
<< … l’ennesimo tipo tutto preso da una donna fino a quando non si rende conto di averla in pugno. Che vuole solo ciò che non può avere. La sindrome di tutti i coglioni superficiali della terra. >>
<< … agli uomini serve una ragione per chiudere una storia, mentre alle donne ne serva una per farla andare avanti. >>
<< Le donne hanno un bisogno fisico di stare in coppia proprio come gli uomini hanno un bisogno fisico di orgasmi. È un imperativo che determina la loro stessa natura. Gli uomini, al contrario, vogliono stare in coppia proprio come le donne vogliono un orgasmo: a volte, e nelle circostanze adatte. >>