Eccomi di nuovo a parlarvi di questa trilogia, concludendo così le mie considerazioni a riguardo. Il capitolo finale di Hunger Games, intitolato Il Canto della Rivolta, mi è piaciuto meno rispetto ai precedenti. Per vari motivi che in seguito esporrò nella maniera più chiara possibile. Purtroppo è stata un po' una delusione, ma tirando le somme non posso non ammettere che sia stata nel complesso una bella saga, sicuramente da leggere, con idee interessanti e bei personaggi. La consiglio? Sì, come già detto nei precedenti post, consiglio di leggerla, perché offre anche molti punti di riflessione su una società parallela o futuristica che, in fondo, non si discosta poi tanto dal nostro malato mondo attuale.
Ecco a voi tutta la presentazione e poi i miei pensieri. Pronti? Poi, se vi va, ditemi anche voi che pensate! Sono sempre pronta ad ascoltare altri pareri, perché ritengo che la lettura dipenda molto dalla persona, sia molto soggettiva, e nessuno detenga la verità assoluta. Credo che ognuno di noi prenda i libri anche a seconda delle proprie emozioni, delle proprie esperienze, del periodo in cui un certo libro viene letto. Di oggettivo può esserci la forma, la grammatica, errori assurdi e illeggibili, ma poi i pensieri possono essere diversi, ed io sono apertissima a ogni parere concorde o discordante.
Ma basta chiacchiere, che c'è molto da scrivere!!! (Non odiatemi, vi prego. Io son fatta così.)
Attenzione: Se non avete letto i precedenti volumi, non continuate. La mia recensione può avere spoiler.
Editore: Mondadori (Oscar Bestsellers)
Pagine: 422
Prezzo: 13 euro
Consigliato? Certo, lo consiglio, anche se a me è piaciuto molto meno. Purtroppo i personaggi principali un poco mi scadono, certe scelte dell'autrice non le ho trovate convincenti, né alcune descrizioni o forse mancanze di descrizioni. Tutto sommato però, non è stata una brutta lettura, quindi consiglio a tutti coloro che amano il genere di buttarsi nella lettura di questa saga.
Trama
Recensione
SE NOI BRUCIAMO, VOI BRUCIATE CON NOI.
Katniss è riuscita a sopravvivere di nuovo agli Hunger Games, grazie a qualcosa di più grande, un'iniziativa che trova la sua scintilla nel famoso distretto 13, apparentemente distrutto, ma in realtà ancora attivo nelle profondità della terra. È qui, infatti, che viene condotta dopo essere stata prelevata dall'Arena. Ma ciò che scopre la getta in uno stato di profondo stordimento, di paura, in un vero e proprio incubo dal quale è difficile svegliarsi. Il suo distretto, la sua casa, non esistono più. Rasi al suolo dall'azione del presidente Snow, e quasi tutti gli abitanti hanno perso la vita. Grazie all'aiuto del suo amico più fidato, Gale, però riesce a ricongiungersi con sua madre e la sua sorellina. Pochi altri sono sopravvissuti. Non è solo questo a scuotere nel profondo la povera Katniss. Peeta, infatti, è stato preso - insieme a Johanna e altri Tributi rimasti in vita - da Capitol City, e la sua sorte rischia di essere segnata.
I suoi gesti, però, hanno provocato una scintilla che pian piano diventa un fuoco impetuoso. Tutti i distretti, o quasi, stanno insorgendo contro il dittatore, e sottoterra, nel distretto 13 vive una comunità pronta ad usare la giovane protagonista come la vera e propria immagine della rivoluzione: Katniss diverrà il simbolo di tutto, la Ghiandaia Imitatrice che è pronta a sconfiggere Snow e abbattere il suo assurdo e orribile governo.
In una lotta tra colpi di spot televisivi, e un crescendo di paura, comincia una vera e propria guerra. Una sorta di Hunger Games più grandi, dove è ancora più duro lottare per la sopravvivenza. Katniss sarà messa di fronte a cose forse più grandi di lei, al dolore, alla perdita, e il suo carattere muterà. Snow sa bene come infliggerle maggiore dolore, come rischiare di farle perdere il senno.
Peeta, il buon ragazzo del pane, sarà duramente torturato, tanto da spingerlo a un terribile mutamento che gli impedirà di capire cosa sia vero e cosa falso. Peeta vedrà in Katniss una nemica, pronta ad ucciderlo.
Allenamenti duri, strategie militari, azioni televisive, la guerra ha veramente inizio e, come ogni genere di conflitto, comporterà una serie di perdite, alcune molto importanti e difficili da digerire. Vittime innocenti di qualcosa di terribile e impossibile da arginare. Vittime che scuotono la coscienza e i cuori. Vittime che portano la stessa protagonista a svuotarsi. Sì. Katniss pian piano diventa come un'ombra di se stessa, un involucro vuoto che tenta di andare avanti, aggrappandosi a una fievole speranza.
Riuscirà il mondo a raggiungere davvero la pace?
[Attenzione, sicuramente inserirò spoiler, mi spiace.]
Con questo terzo capitolo si conclude la saga di Hunger Games, e l'ho trovato un finale giusto ma anche prevedibile. Soprattutto per quanto riguarda quel triangolo che, a mio avviso, è stato messo forzatamente quando non sussiste. Sì, perché io non ci ho scorto grande amore, una grande rilevanza di sentimenti. O meglio, sono presenti, devi andare a leggerli tra le righe, ma riguardano una coppia precisa. C'è chi trasmette i suoi sentimenti attraverso le parole, e chi in realtà lo fa attraverso le azioni, non riuscendo ad esprimersi a parole. Ma anche nel finale di tutto, non riesco a scorgere l'Amore con la A maiuscola. Sembra quasi una cosa ovvia, un doversi "accontentare", un aggrapparsi alla speranza, a ciò che rimane, a ciò che è sempre stato scritto e posto in tv, per non soccombere, per non impazzire del tutto, per andare avanti dopo tanto dolore.
Si capisce benissimo quale sarà la scelta di Katniss, sin da principio. E scusatemi se ve la rivelo, ma Gale è sempre stato solo un amico per lei. Quasi un fratello. Una Katniss al maschile. Sono così simili, in loro c'è lo stesso fuoco.
Che quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco di Gale, acceso di odio e di rabbia. Ho abbastanza fuoco di mio.
Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto siano gravi le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella.
Queste parole esprimono perfettamente la scelta di Katniss. Il motivo per cui, a mio avviso, in realtà questo triangolo non è mai esistito. Gale e Katniss sono come due facce della medesima medaglia. Due persone molto simili, accecate dallo stesso furore, dalla rabbia. Peeta è diverso. È una sorta di luce per lei, una sorta di speranza per non lasciarsi abbattere da una perdita troppo grande, troppo forte, che l'avrebbe realmente condotta alla pazzia totale, alla morte. Forse una forma d'amore nasce davvero, ma non sono riuscita a sentirlo così potente, ma l'ho visto anche realistico, normale.
Quindi, tornano a ragionare sui motivi per cui non mi ha convinta, io trovo il finale anche giusto, normale, ma ci sono degli elementi, delle scelte, che non riesco a condividere pienamente. Morti forse necessarie, ma assurde. Voglia di trasmettere un forte grado di rabbia, paura, lacrime, ma in fondo... questo stato di terrore e perdita non sono proprio frutto della guerra che la Collins vuole descrivere? Certe morti, seppur non condivisibili, possono essere ritenute giuste... il problema arriva nella scelta di narrare tutto dal punto di vista di Katniss. E torno su questo punto, dunque. Pur amando questo POV, infatti, molte cose si perdono per strada, molte domande restano sospese nel vuoto. Ci sono vari punti morti nella trama, momenti in cui la noia sembra prendere il posto dell'azione, troppe "pippe mentali" dei protagonisti che alla lunga sono pesanti e inutili.
Katniss perde molto. Se nel primo libro l'ho vista come una ragazza sì fragile, ma altrettanto determinata, intelligente e coraggiosa, qui la vedo molto diversa. La vedo come una ragazzina troppo fragile ed egoista, una ragazzina che pensa solo all'apparenza, a ciò che pensano di lei. Che si offende facilmente, ma allo stesso tempo viene spesso messa in secondo piano durante l'azione. Lei è solo un'immagine e ha poca "attività". E un po' dispiace. Capisco la volontà di renderlo più reale. In fondo, è molto giovane, ma l'ho trovata mio malgrado più noiosa rispetto ai precedenti capitoli. O almeno a me ha dato questa sensazione.
La guerra, le privazioni, le torture cambiano le persone. E così cambia anche Peeta. Da ragazzo buono, diventa una sorta di "pazzo" che non riesce più a comprendere cosa sia vero e cosa falso. Una persona aggressiva pronta a uccidere Katniss. Tuttavia, finalmente riesce a non idealizzare troppo la ragazza amata, a scorgere anche in lei i difetti.
Avrei voluto maggiori descrizioni di Gale, in realtà, e anche capire la sua reale fine. Per quanto mi riguarda, non mi è dispiaciuto come personaggio, quindi avrei voluto conoscerlo meglio, così come per altri personaggi che mi hanno molto colpita. Il problema di questo capitolo conclusivo è che si lasciano sospese troppe cose, il finale sembra scritto troppo frettolosamente, come con la voglia di poter chiudere in qualche modo, senza osare troppo. Non so se mi spiego.
Però, per il resto, continuo a pensare che l'idea della Collins sia veramente buona, anche se nel distretto 13 troviamo un mondo non poi così diverso da Capitol City. Un mondo strettamente e rigidamente controllato da degli schemi fissi, molto militare, ugualmente crudele. Katniss sembra essere sbalzata in una seconda Capitol City, forse meno frivola, ma più battagliera. Un mondo in cui non c'è una vera libertà, ma dove si cerca di abbattere il nemico per prenderne il posto. Anche a scapito di innocenti. Un mondo che lascerà senza parole e spingerà a chiedersi chi è davvero il vero nemico. Di chi ci si può fidare veramente quando si è in guerra? Katniss dovrà capirlo. Dovrà riuscire a fare delle scelte con la propria testa, perché quello che sembra buono, in realtà potrà riservare delle insidie che la metteranno a dura prova.
L'Arena si apre di nuovo per tutti loro. "Il Canto della rivolta" è un capitolo ancora più triste, tremendo, capace di mettere in luce gli aspetti più terribili della guerra. Ci sono pochi sprazzi di luce - tra i miei preferiti c'è la vera storia d'amore tra Finnick (tra i miei personaggi preferiti) ed Annie, e il rapporto tra sorelle, sempre meraviglioso... quello tra Prim e Katniss! -, ma anche molto buio e fuoco.
Ho letto che la Collins ha deciso di scrivere questo libro facendo zapping. Un miscuglio tra reality show e guerra veramente riuscito. Una saga davvero interessante e meritevole, se non fosse per qualche scelta e diversi punti morti che purtroppo mi hanno spinta ad abbassare il mio parere, e non mi hanno coinvolta in maniera così totale come successo soprattutto nel primo libro.