Buon pomeriggio lettori!
Oggi voglio dedicarmi per bene a questo blog ed eccomi, dunque, a presentarvi una nuova autrice italiana che mi ha proposto i suoi romanzi! Ne sono diversi, quindi avrete mooolto da leggere, ma chissà, magari potranno suscitare la vostra curiosità e il vostro interesse, soprattutto se amate quei romanzi dove l'elemento esoterico e paranormale è presente, ma non solo!
Curiosi di saperne di più?
I primi romanzi "Il Circolo della Vita", "Il rogo della Strega", "Tre passi" e "Sospiri d'ombra" fanno parte di una saga, hanno tutte un filone esoterico a far da sfondo e narrano le vicende di vari personaggi le cui vite si intrecciano inseparabilmente durante il corso della saga.
E poi abbiamo "La Fata perduta" una favola per bambini, ma non solo, e Il segreto di Villa Clamberry – Memorie di un fantasma.
Non mi perdo, come al solito, in troppe chiacchiere perché penso che il modo migliore per presentare al meglio i libri, sia donarvi tutte le informazioni! Troverete anche dei brevi brani tratti dal libri, quindi, che attendete? Scorrete tutti i titoli e magari troverete quello o quelli adatti a voi! ;)
Casa editrice: Edizioni del Grifo
Pagine: 308
Prezzo di copertina: 18.50 euro
Anno di pubblicazione: 2006
Note aggiuntive: Primo volume della saga “Il Circolo della Vita”
Sinossi:
Lennon Lee Doyle è un professore universitario presso la Facoltà di Parapsicologia dello Stein Institute, ma soprattutto è un uomo che conosce il mondo invisibile e che ha avuto già a che fare con l'antica e potente magia.
È il significato di questa magia che cercherà di far conoscere a Sidney, Morgan, Brian e Duncan, un gruppo di giovani studenti con cui si troverà coinvolto in una strana vicenda alle soglie dell'aldilà.
Tra sedute spiritiche e incontri paranormali, anche Cassy si troverà ad affrontare, con l'aiuto di Lennon, le sue facoltà medianiche che a volte fanno paura.
Un romanzo del paranormale, la storia di chi vuole dimostrare che la vita non finisce con un semplice chiudere d'occhi.
Incipit:
Capitolo I
Lennon Lee Doyle, seduto su una moderna poltrona nel suo appartamento, tamburellava le dita con nervosa assiduità sul bracciolo. La fronte alta era corrugata, mentre i suoi pensieri vagavano in cerca di risposte, volteggiando attorno ad un punto costante: l’Oscurità.
Cosa succedeva al mondo in quei giorni? Perché l’antica e potente Magia che lui conosceva era stata distrutta da un branco di giovani scalmanati che festeggiavano ogni notte con rave osceni e illegali? Sul serio pensavano che quelle orge indecenti fossero la rappresentazione della forza rituale? Illusi.
Aveva solo trent’anni, ma si sentiva già un uomo più che maturo, probabilmente a causa degli eventi che lo avevano visto partecipe e della battaglia che si preparava ad affrontare.
Il suono gracchiante della sveglia interruppe il flusso dei suoi pensieri, indicando che era ora di andare. Erano le sette di mattina, ma Lennon era sveglio già da un paio d’ore.
Respirò profondamente per svegliarsi del tutto e prepararsi alla giornata che lo attendeva, si mise in piedi rapidamente, già vestito, e indossò l’impermeabile di sfuggita, prendendo ai piedi dell’appendiabiti, la valigetta di morbida pelle marrone. Salito sulla sua vecchia Station Wagon, mise in moto la vettura e si diresse verso l’università. Entrò circa dieci minuti dopo nel parcheggio e accostò l’auto. Quando scese, poté ammirare l’edifico imponente che si stagliava nel cielo limpido di una giornata autunnale. Sembrava ancora estate considerando il tempo, eppure l’anno accademico era nuovamente iniziato. “Tanto vale cominciare” pensò tra sé.
Varcata la soglia, si sentì completamente in clima universitario, vagando nel corridoio principale sorrise cordialmente ad un paio di ragazzi che erano stati suoi allievi l’anno precedente.
Lennon era uno dei più giovani insegnati dell’università e qualche alunno poteva anche definirsi suo coetaneo. Sorrise al pensiero mentre entrava nella Sala Insegnanti, ormai più che altro adibita a caffetteria.
Un paio di suoi colleghi erano in attesa di prendere il caffé, altri seduti attorno al grande tavolo di legno massiccio. Appoggiò la cartella sul tavolo davanti a sé, sedendosi su una delle sedie disposte attorno ad esso. “Vuoi un caffé, Lennon?” chiese cortesemente Megan. Era una donna matura, dallo stile vivace, con occhi chiari sotto una fronte piccola e sopraccigli estremamente normali, il naso era adorno di un paio di piccolissimi occhiali dalla montatura sottile; la donna li lasciò ricadere con cura sul petto saldamente ancorati al collo tramite una striscia di tessuto nero. “Sì grazie, Mag” rispose lui, prendendo il bicchiere di plastica che gli veniva offerto dalla donna che commentò: “Mi spiace, ma ancora non abbiamo messo il distributore di the.”.
“Meglio così, tanto non lo berrei in ogni caso, il the dei distributori è terribilmente insapore.”.
Megan Dunn rise, con la sua voce bonaria e calda. “Allora, Lennon, pronto per il nuovo anno?”
“Abbastanza” rispose lui, sorseggiando il liquido nero.
“Credo che quest’anno quei ragazzi, là fuori, ci daranno più da fare del solito” disse un’altra voce intervenendo nella discussione.
“Martin, lo dici ogni anno. Questo non sarà peggio del solito, vedrai”, lo consolò Megan.
Lennon sorrise, mentre ascoltava distrattamente quel battibecco a cui ormai era abituato, scivolando pian piano in uno stato di veglia forzata, lasciando che la mente vagasse verso i suoi soliti pensieri che ormai non lo abbandonavano da qualche tempo.
Sotto quello stesso tetto, c’erano ragazzi che si comportavano esattamente come lui temeva, praticando magia da quattro soldi e fingendo di avere la giusta conoscenza per rituali antichi di secoli. Proprio nella stanza accanto, un gruppo di ragazzi, probabilmente, avrebbe celebrato qualche oscuro rituale, pasticciando con forze più potenti di quanto potessero immaginare. La cosa più terribile, però, restava una. Per quanto questi rituali potessero essere pericolosi, non sempre i giovani inesperti riuscivano a combinare realmente qualcosa che destasse la sua preoccupazione, tutt’altro, era davvero molto raro, ma c’era un metodo, purtroppo ormai troppo diffuso, che molti utilizzavano e che comunque andasse arrecava seri danni. E per quanto Lennon provasse a scoraggiare i suoi studenti, nulla poteva proibire loro di farlo e nulla, infatti, lo impediva.
“Lennon? Sei qui?”
La voce lo riportò bruscamente alla realtà. “Oh, si, certo, Mag.”
“Dovresti andare, a meno ché tu non voglia arrivare in ritardo alla tua prima lezione.”
Improvvisamente riscossosi, Lennon balzò in piedi, prendendo con rapidità la valigetta. “Grazie, Mag!” gridò, forse a voce troppo alta per un professore, mentre si tuffava nei corridoi della scuola.
Rapidamente giunse alla base delle scale, che salì superando gli scalini a due a due, per giungere finalmente al piano desiderato. Terminate le scale, si raddrizzò, cercando di riassumere il contegno che dovrebbe avere un professore e con un sorriso appena abbozzato raggiunse la sua classe che si stava popolando proprio il quel momento.
Dopo qualche cenno di saluto con gli alunni dell’anno precedente, cominciò la sua lezione di psicologia. Lennon era sempre stato convinto che il primo approccio con il paranormale dovesse essere un attento studio della psiche umana, così si era specializzato con sorprendente rapidità in quella materia che da sempre lo aveva affascinato, per decidere poi di insegnarla alle nuove generazioni. Quando la preside dell’istituto gli aveva offerto il posto, non aveva impiegato molto tempo prima di accettare, e così eccolo lì, mentre si destreggiava tra Freud e Joung e altri eccelsi studiosi di psicologia e filosofia.
“Per oggi” espose a fine lezione, prima che il livello di attenzione generale si esaurisse del tutto, quando le lancette dell’orologio si posizionavano esattamente in quel momento in cui la frenesia degli studenti diventa incontrollabile ed è impossibile tenerli ancora per qualche minuto in più seduti “ci siamo limitati a ricapitolare lo studio dell’anno scorso e l’argomentazione di base su cui lavoreremo quest’anno, ma dalla prossima volta cominceremo davvero a studiare, intesi? D’accordo, adesso potete andare.”
Raccolse le sue cose, riponendole nella valigetta di pelle, poi l’afferrò per il manico, reggendo l’impermeabile sull’avambraccio e fece per uscire dall’aula, quando incrociò con lo sguardo una studentessa che gli sorrise. “Salve, professore” lo salutò, avvicinandosi a lui.
“Salve, lei è la signorina…?”
“Palmer, Sidney Palmer”, rispose lei con un sorriso.
“Mi scusi, ma non riesco proprio a ricordare tutti i vostri nomi. Desiderava qualcosa?” chiese infine.
“No, professore, mi scusi, non volevo intrattenerla.”
“Non si deve preoccupare. Sono sempre lieto di parlare con i miei studenti, per qualunque cosa.”
Sidney sorrise, issandosi lo zaino sulle spalle e reggendo tra le mani un paio di voluminosi tomi scolastici. “La ringrazio.”
Evidentemente in imbarazzo, la ragazza non sapeva cosa dire. Quel suo saluto, era stato semplicemente un saluto e come spesso accadeva, Lennon l’aveva intrattenuta più del dovuto, aspettandosi sempre qualcosa da anche la minima gentilezza da parte degli allievi.
“Le è piaciuta la lezione?” domandò, allora, per evitare quel silenzio, mentre le faceva segno di precederlo fuori dalla porta.
“Oh, sì, professore. Sono appassionata di psicologia, avrei dovuto prendere quella facoltà, ma ho scoperto l’esistenza di questo istituto e ho deciso che sarebbe stato uno studio più interessante per una persona come me.”
“Ognuno ha i suoi motivi per venire in un istituto di parapsicologia come questo.”
“Già”, mormorò lei. “Mi scusi, professore”, aggiunse dopo una discreta occhiate all’orologio da polso, “dovrei andare a lezione, adesso.”
“Vada pure, non la voglio intrattenere. È stato un piacere signorina Palmer.”
Lei sorrise e si allontanò da lui abbastanza rapidamente, verso un altro corridoio, dopo averlo saluto con un semplice, ma cortese: “Buona giornata, professore.”
“Buona giornata a lei.”
Lennon scese le scale, tornando nella sala professori, aspettando che il tempo trascorresse.
“Ora libera?” domandò Martin entrando nella sala. Lennon rispose annuendo, mentre l’altro continuò: “Io comincio alla terza ora, ma sai, Mag ci vuole qui fin dalla prima ora quando è il primo giorno, o quando si rientra dalle feste.”
“Sì” assentì Lennon.
“Com’è andato il rientro?” chiese l’altro.
“Bene, grazie Martin. I ragazzi erano un po’ assonnati, ma siamo riusciti a fare una lezione decente.”
“Per me, basta che non si addormentino sui banchi.”
Risero entrambi, mentre con un po’ di caffé cercavano di far passare il tempo. Quando guardò l’orologio, Lennon constatò che mancavano solo cinque minuti all’ora successiva. “Si ricomincia, Martin.”
“Andiamo, allora.”
Assieme salirono la rampa di scale larga e possente, per poi separarsi quando Lennon rientrò nell’aula della prima ora e Martin salì al secondo piano.
Dopo un’altra ora di lezione a quelli del primo anno e una a quelli del terzo che aveva imparato a conoscere, Lennon salutò un paio di colleghi che incontrò per le scale e in sala professori e stava uscendo dall’istituto, quando una voce lo chiamò. “Lennon!”
Era chiaramente la voce di Megan, che lo chiamava da un paio di metri di distanza, accorciando quel distacco sempre più, camminando con calma. “È successo qualcosa, Mag?”
“No, volevo solo sapere come fosse andata. È solo il tuo secondo anni qui e per quanto ti sia ambientato con rapidità, potresti aver bisogno di qualcosa…”
“Mag, stai tranquilla” le disse sorridente. “Va tutto bene e le lezioni sono andate benissimo, adesso stavo andando a casa a riposarmi un po’, se vuoi dirmi qualcosa non fati scrupoli.”
“Lennon” cominciò la donna, “volevo solo sapere come stavi.”
“Bene, Mag, e non preoccuparti per me, va bene?”
“D’accordo, Lennon, ma chiamami pure per qualunque emergenza.”
Megan era una donna estremamente cordiale e che si preoccupava spesso di tutti. Lennon non aveva bisogno di aiuto, ma sapeva bene che Megan era preoccupata per il suo costante interesse al mondo del paranormale, che lo portava a volte a immischiarsi in casi più grandi di lui. Eppure Lennon era fatto così, aveva il bisogno costante di aiutare chi si fosse messo nei guai con il mondo invisibile. Sapeva che chi si trovava in quelle condizioni si sentiva estremamente solo, lo aveva visto molte, troppe volte.
Casa Editrice: Edizioni Del Grifo
Pagine: 477
Prezzo di copertina: 22 euro
Anno di pubblicazione: 2007
Note aggiuntive: Secondo volume della serie “Il Circolo della Vita”
Sinossi:
Carter. Un nome che riecheggia fin dagli albori dei tempi, fin da quando la tranquilla cittadina di Saint Louise non esisteva neppure.
Alison Carter, ultima discendente di una lunga genealogia, torna nell'imponente casa di famiglia, dove ogni cosa prenderà avvio. E se la sua scelta era nata solo nella speranza di ritrovare il fratello dopo anni di lontananza, Alison non può far altro che aggrapparsi a lui, suo unico sostegno, mentre la sua intera vita minaccia di crollarle addosso.
Saranno Lennon, Duncan, Sidney, Brian, Morgan e Cassy ad aiutarla assieme a chi, inspiegabilmente, comprende che il proprio destino è indissolubilmente intrecciato a quello di lei, nella sconvolgente esperienza che le condizionerà per sempre l'esistenza.
Nell'imponente maniero gotico, in quella casa custode di antichi misteri, Alison scoprirà cos'ha in serbo per lei il passato e dalle fiamme sorgerà colei che brama vendetta.
Incipit:
Prologo
Un odore dolciastro e alacre le agguantò i sensi prima che potesse rendersene conto, mentre il calore che sentiva tutt’attorno continuava ad intensificarsi. Sentì una stretta allo stomaco, quando l’odore nauseabondo che appestava l’aria attorno si insinuò fin dentro lei, costringendola a trattenere il respiro. Quando si sentì svenire, prese una grossa boccata d’aria, ma ingoiò, nello stesso momento in cui apriva la bocca, l’odore dolciastro che continuava ad imperversare.
Stava sudando copiosamente e le gocce solleticanti continuavano a correrle lungo il corpo, con fastidio. All’improvviso si sentì avvampare e, d'istinto, aprì gli occhi. Mosse bruscamente la testa da ambo i lati, ma non riuscì a scorgere nulla oltre la fitta coltre di fumo che la circondava.
Provò a respirare, ma i suoi polmoni si riempirono solo di quell’odore dolciastro accompagnato da quello più forte e acre del fumo nero che si innalzava.
Una nuova zaffata di quell’odore nauseante le fece provare un insopportabile capogiro, ma una fiammata, proveniente da sotto di lei, si innalzò, facendola spaventare e rinvenire allo stesso tempo Guardò in basso, ai suoi piedi, e con una smorfia d’orrore capì cos’era quell’incredibile caldo che sentiva.
Le fiamme danzavano ai suoi piedi, mentre il vento soffiava via il fumo e innalzava il fuoco.
Terrorizzata, cercò di divincolarsi, ma non riuscì a muoversi. I polsi e le caviglie erano irrimediabilmente bloccati al palo contro cui era stata legata e ogni suo movimento non faceva che graffiarle la schiena con le schegge del legno e farle sanguinare le giunture dolenti.
Ancora una volta provò a muoversi, ansimando impaurita, ma ancora una volta rimase lì, costretta al supplizio.
Il fumo denso e scuro venne per un momento spazzato via, mentre le fiamme si alzavano e le lambivano le carni accaldate. Nel breve attimo in cui il fumo si era dissipato riuscì a scorgere una serie di volti sconosciuti. Ognuno degli spettatori indossava vestiti grezzi, simili alla iuta, e la guardava attonito. Perché nessuno l’aiutava? Perché nessuno le prestava soccorso?
Poi, in un lampo di lucidità, riconobbe uno di quei volti. Era un uomo di mezz’età dai capelli ancora scuri, sfumati tuttavia da alcune ciocche bianche che si intravedevano sotto il tipico cappello della sua divisa. L’abate Moresby, pensò e una parte di lei si sorprese nel riconoscere quel volto. Stupido, stupido di un prete!, ruggì con rabbia nella propria mente.
Osservò l’uomo accanto a lui e lo riconobbe. Gli lanciò un’occhiata furente e quello si ritrasse, come temendo che la potenza del suo sguardo potesse fargli concretamente del male. Si compiacque dello spavento provocato in quell’uomo e portò il suo sguardo sulla folla.
Li vedeva, adesso, e li riconosceva. Sapeva chi erano, uno ad uno. Ognuno di loro, almeno una volta nella loro vita, aveva bussato alla sua porta, chiedendole aiuto senza però abbandonare quello sguardo di spavento che costantemente avevano quando si trovavano al suo cospetto.
Tra i volti della folla vide una donna. Il volto duro rigato dalle lacrime, mentre stringeva convulsamente i pugni e si faceva strada nella calca.
Chêne…, mormorò.
La giovane donna si avvicinò agguerrita e giunse proprio sotto di lei. Una nuova nuvola di fumo le annebbiò la vista, ma cercò di chiamare a raccolta i sensi e si protese per osservare la scena.
La donna si parò di fronte all’abate e, con i pugni ancora serrati, urlò qualcosa che tuttavia lei non riuscì a sentire. Il religioso impallidì visibilmente e, nonostante sentisse il fuoco ardere sotto di lei e lambire il palmo dei piedi, sorrise nel constatare la consueta forza d’animo della donna.
Questa sbraitò ancora, poi afferrò l’abate per il collo della sua tunica e lo scrollò con forza. Un paio di guardie si interposero tra la donna e il religioso che si nascose dietro i due giovani corpi che avevano preso le sue difese.
La donna urlò ancora, poi si volse verso lei. Sussurrò qualcosa e lei le sorrise, poi il suo volto addolcito da quel momento si contrasse in uno spasmo di dolore mentre il fuoco si innalzava e bramava ardentemente il suo corpo.
Una lacrima brillò sul volto della donna che deglutì in silenzio.
Lei cercò di riprendere fiato mentre il suo corpo, indebolito dalle sostanze che le avevano fatto ingerire forzatamente, si abbandonava al supplizio, senza più capacità di reagire. Sorrise e la donna di fronte a lei annuì, comprendendo quel che voleva dirle.
Il caldo si fece insopportabile, ma cercò di non abbandonarsi al dolore e alla lucidità che continuava a vacillare. Voleva essere cosciente, fino all’ultimo momento.
Una fiamma si innalzò dai suoi piedi, l’avvolse, bruciandole la pelle e spargendo nell’aria quell’odore dolciastro e nauseando che aveva avvertito fin dall’inizio.
Fissò l’abate, in quell’ultimo, insopportabile, frangente di dolore che significava la fine, e poi la donna che non aveva smesso per un momento di osservarla, e gridò: “Tornerò! Lo giuro!”
Una vampata l’avvolse e il dolore la sopraffece. Urlò e urlò senza sentire il dolore alle corde vocali.
Urlò ancora e il fuoco della pira funeraria si insinuò nel suo corpo. Vi fu un’esplosione fugace mentre le fiamme innalzavano le sue grida fino a spegnerle in un ultimo urlo sordo prima della morte, per poi lasciare il corpo inerme al fuoco affinché divenisse cenere, mentre la donna continuava a fissare le orbite vuote.
Casa Editrice: Edizioni del Grifo
Pagine: 395
Prezzo di copertina: 20 euro
Anno di pubblicazione: 2008
Note aggiuntive: Terzo volume della saga “Il Circolo della Vita”
Sinossi:
Cosa accade quando qualcuno che ormai credevi lontano torna ad inquietare la tua esistenza?
Vorrebbero scacciare il pensiero, dimenticare gli incubi e la paura attanagliante, ma non possono farlo, così i membri del Circolo della Vita sono costretti a confrontarsi con il loro più grande terrore, affrontando quello che credevano essere un passato ormai archiviato.
Un ultimo, quasi epico scontro.
Ecco quello che credono di dover vivere, ma la realtà sarà ben più atroce di qualsiasi presentimento.
Proprio alla fine dell'ultimo anno alla Stein University, tutti loro, tra ore strappate al tempo per studiare, divertirsi e vivere davvero, cresceranno assieme, trovandosi finalmente davanti a paure, speranze, desideri e delusioni che si combineranno in quella che è la vita stessa.
Ed oltre la litania che si innalza dai loro stessi incubi, lui tornerà.
Ma c'è qualcuno che vuole, c'è qualcosa che deve portare a termine e non ha intenzione di fermarsi. Andrà avanti.
Citazione:
Spalancò gli occhi nel cuore della notte, ritrovandosi a fissare il soffitto scuro con un’orrenda sensazione di male dentro lei, come una morsa allo stomaco che le attanagliava le viscere con forza disumana.
Si portò una mano al petto e la strinse a pungo, deglutendo a fatica. […]Al suo fianco sentì un gemito e qualcuno agitarsi convulsamente. Si voltò a fissare Morgan che dormiva sogni agitati e le venne improvvisamente voglia di piangere. Scosse la testa con violenza, chiudendo gli occhi e stringendosi ancora di più la mano al petto, alla ricerca di un conforto qualsiasi. […]“Morgan”, bisbigliò nell’oscurità, concedendole in un momento un contatto rassicurante. “Tranquilla”, continuò a mormorarle accostandosi al suo orecchio. “Andrà tutto bene, in un modo o nell’altro, vedrai.”
Casa Editrice: Cingolani Editore
Pagine: 381
Prezzo di copertina: 20 euro
Anno di pubblicazione: 2012
Note aggiuntive: Quarto volume della serie “Il Circolo della Vita”
Sinossi:
Dalla carne, dal sangue, dallo spirito. L’oscuro rito che Adam Duke ha per lungo tempo atteso di portare a termine, sembra essere giunto ad una svolta, e mentre cerca di compiere quell’ultimo passo, insoliti eventi travolgono ciascuno dei membri del Circolo della Vita. Nella gotica dimora della famiglia Carter qualcosa si è risvegliato, un passato lontano, apparentemente sepolto, torna per destare antichi poteri e ricordi rimossi. Da lì altre vicende si diramano, intrecciandosi con il lascito di Ambra Carter e il futuro della sua discendenza, mentre Cassy, in bilico tra solitudine e follia, si troverà costretta ad un confronto inaspettato con la propria metà d’anima d’ombra.
Citazione:
“Con le ginocchia ben puntate sul pavimento e le braccia tese, osservò la propria sagoma riflessa nel marmo scuro. La contemplò, cercando di capire perché quell’ombra sembrasse muoversi, fluttuare, galleggiare quasi, sotto di lei. Poi una mano sulla nuca la spinse in basso con forza e per un breve istante di lucidità temette di rompersi la testa contro il pavimento e d’istinto strinse gli occhi mentre provava ad opporre resistenza con le mani aperte e tese.
Ma la testa non urtò il pavimento, al contrario, vi si immerse come in una pozza d’acqua e Cassy spalancò gli occhi e la bocca cercando di prendere aria. Si dimenò convulsamente, muovendo la testa da tutte le parti, cercando di contrastare la spinta che la teneva giù. Sentì l’acqua riempirle la bocca e le narici, insinuarsi spaventosamente dentro lei, mentre bolle di ossigeno risalivano ad ogni
suo tentativo d’urlo. Serrò le labbra e spinse con le braccia su quello che le parve essere il bordo di qualcosa, ma il tentativo non sortì alcun effetto. Intravide una sagoma nell’acqua che si agitava e in un flash d’occhi appannati scorse un volto che non era il proprio subire la stessa sorte al suo posto. E un attimo dopo si ritrovò a tossire e ansimare convulsamente nella stanza silenziosa, senza ombra d’acqua attorno”.
Casa Editrice: Cingolani Editore
Collana: Imaginandi
Pagine: 46
Prezzo di copertina: 10 euro
Anno di pubblicazione: 2012
Illustrazioni a cura di: Marco Cito (https://www.facebook.com/citostudio?fref=ts)
Sinossi:
Una favola per bambini. Apparentemente.
Aurora, la protagonista del racconto, è una bambina che incontra quasi casualmente una fata. Questa insolita creatura infatti ha deciso di chiedere aiuto ad Aurora per ritrovarsi. “Mi sono persa”, spiega, e non è una perdita di luogo, ma di identità quella che caratterizza l’avventura delle due, affiancate da alcuni aiutanti, come il lupo, fedele compagno della fata, e il cugino di Aurora.
Una ricerca di sé, un racconto introspettivo, un modo per ricercare tra le pagine di una favola una parte di sé. Uno, nessuno e centomila Io da vivere e sentire sulla propria pelle.
La ricerca della complessità dell’animo umano, la moltitudine di Io all’interno di ciascuno, un racconto per iniziare questo cammino fin da piccoli, un racconto per continuare la ricerca a qualunque età.
Casa Editrice: Edizioni del Grifo
Pagine: 180
Prezzo di copertina: 13.50 euro
Anno di pubblicazione: 2005
Sinossi:
"Mi presento: sono James Clamberry, e sono l'ultimo discendente della famiglia Clamberry, o almeno... lo ero, fino a quando non sono morto."
Così James, un ragazzo inglese di soli ventiquattro anni, se presenta ad un pubblico che imparerà a conoscerlo pagina dopo pagina, in quello che è il suo diario in cui decide di racchiudere la sua vita, la sua morte, e dopo...
Quando il diario entra in suo possesso non può far altro che posare il pennino sulle pagine ingiallite e concedersi a noi, abbandonandosi al corso dei suoi pensieri.
Sarà Cristin, però, a scuoterlo dal suo torpore e a sollecitarlo a vivere nonostante la sua condizione di fantasma. Con lei i giorni si susseguono in una continua conoscenza che si rivelerà solo nelle ultime pagine essere qualcosa di più.
Incipit:
5 gennaio 1999
Mi presento: sono James Clamberry, e sono l’ultimo discendente dei Clamberry, o almeno… lo ero, fino a quando non sono morto. Vorrei descrivermi il mio aspetto, ma ahimè, non lo vedo. Nonostante la casa in cui sono sia ricca di specchi, il mio volto e il mio corpo sembrano non esistere. Quando mi metto di fronte ad uno di quelli non vedo nulla. Credo, comunque, di essere rimasto simile all’istante in cui sono morto, a parte la mia consistenza evidentemente modificata. Posso descrivervi, però, l’immagine che vedo nelle foto che mi ritraggono. Avevo i capelli castani e corti, gli occhi, dello stesso colore, intensi, espressivi e gioviali, con striature dorate. Nella foto che ho qui, nella mia stanza, indossavo dei pantaloni comodi, ed un pullover verde con sotto una camicia bianca. Ero davvero orribile. Mia nonna mi obbligava a metterlo perché sembravo un signorotto di nobile famiglia e finalmente dimostravo chi ero veramente, secondo lei. Naturalmente, per quanto mi riguarda, ero solo un’altra delle tante marionette che si riunivano nei prestigiosi campi da golf o da tennis. E poi il berretto… che vergogna! Come ho potuto indossare delle cose del genere? Per fortuna quella è stata solo una delle rare volte in cui ho accontentato mia nonna. Com’era ovvio, lei non hai esitato ad immortalare quel ridicolo momento. Di questo però, parlerò in seguito.
Quando sono morto, per fortuna, indossavo un paio di pratici jeans e una maglietta sportiva senza maniche, perciò anche adesso ho gli stessi abiti. Sarebbe stata una tragedia passare l’eternità con addosso il pullover della nonna. Non oso immaginare…. Terrò questo diario per raccontare la mia vita terrena. Sinceramente non so in che stadio di “vita” mi trovo, non so nemmeno se si possa definire vita, anche perché al momento non so descrivere la mia attuale condizione.
Da bambino, ricordo, ero vivace, spiritoso e la pecora nera della famiglia. Troppa ilarità aleggiava nel mio spirito, adesso lo si può veramente dire. Contrario a tutte le regole stabilite dai miei severi parenti mi resi immediatamente conto che in parte non ero simile a loro, eppure presto mi dovetti rassegnare al loro modo di essere. Che ricordi dolorosi per me!
Ero orgoglioso di procurare vergogna alla mia famiglia perché essa ne procurava a me.
Erika Scarano ha iniziato a scrivere dall’età di nove anni, coltivando questa passione fino a pubblicare a 13 anni il suo primo romanzo “Il segreto di villa Clamberry: memorie di un fantasma”. Da allora ha continuato a scrivere instancabilmente, realizzando così la saga “Il circolo della vita”, composta dai romanzi: “Il circolo della vita”, “Il rogo della strega”, “Tre passi” e in ultimo, nel 2012, “Sospiri d’ombra”. Le opere, tutte con un filone esoterico a far da sfondo, narrano le vicende di vari personaggi le cui vite si intrecciano inseparabilmente durante il corso della saga. Di formazione classica (ha frequentato il Liceo Classico G. Palmieri), ha proseguito gli studi a Parma, dove ha frequentato la Facoltà di Psicologia. Di ultima pubblicazione “La Fata Perduta”, un favola per bambini, e non solo.
Link di riferimento a Erika Scarano Official: