Come sempre lotto con la connessione più che ballerina e faccio una fatica immane a pubblicare qualcosa. Non ne posso davvero più! Se non ci fossero tutti questi problemi di linea, riuscirei a fare molte più cose.
Comunque, come si evince dal titolo del post, vi voglio parlare dell'ultima lettura, così da mettermi in pari con le recensioni!
Come saprete, ho partecipato a un evento in libreria che ci permetteva di ascoltare l'autrice stessa e l'ho trovato un incontro davvero interessante, tanto da buttarmi subito nella lettura del suo libro. E, ora salvo imprevisti, voglio esprimere i miei pensieri a riguardo.
Voi lo avete letto? Io attendo anche i vostri pareri, se volete!

Editore: Fazi
Pagine: 288
Prezzo: 16,50 euro
Anno di pubblicazione: 2013
Consigliato... a tutti gli amanti di Jane Austen, ma anche a chi vuole semplicemente ritrovare l'essenza dei suoi libri in queste pagine. La Zucca ha fatto davvero un bel lavoro, sia con lo stile, sia nel tratteggiare i caratteri. Personaggi reali e di fantasia si incrociano e tra tutti spicca la più grande scrittrice di tutti i tempi, le cui opere sono arrivate fino a noi e riescono ancora ad emozionarci.
Un consiglio: non dovete essere troppo puntigliosi, perché, come dice l'autrice stessa, le cose narrate non possono essere realmente successe. È una sorta di omaggio a Jane.
Valutazione
Trama
Recensione
“Coltivava pensieri che attenevano ai fondamenti ed alle cose ultime dell'esistenza. Pensieri sulla vita, sulla morte, su Dio e sull'amore. E che ne sapeva lei dell'amore? Tanto, a giudicare dai romanzi. Poco se la fantasia lasciava il posto alla realtà. Eppure la mancanza di pratica amorosa non le aveva impedito di inventare storie d'amore appassionanti e coinvolgenti, né le aveva fatto difetto l'arte di narrare, con dovizia di particolari, i palpiti del cuore ed il fremere dei corpi ai fugaci abbracci degli amanti. Ed il senso di vuoto ed il disperato perire del cuore di fronte ad un amore non corrisposto, ed i rossori affiorati con la rapidità del vento sulle gote dell'eroina perdutamente innamorata del militare in uniforme...”

Come sapete, ho partecipato alla presentazione del libro e ho avuto modo di ascoltare l'autrice stessa esporre il suo amore per quella che è una scrittrice amata da molte, nonostante ci allontanino almeno duecento anni: Jane Austen.
La Zucca ha voluto creare una sorta di omaggio a un'autrice che l'accompagna sin dall'adolescenza e consentirle di provare un amore romantico alla fine della sua vita. Un amore come quello che si respira nelle sue pagine, come quello provato dalle sue eroine. L'idea è, ovviamente, frutto di fantasia, giacché Mister Addison – colui che in seguito e troppo tardi scopre il morbo che colpì la povera Jane – è nato più tardi di lei. C'è un discreto scarto temporale che non poteva effettivamente far incontrare i due protagonisti. Tuttavia, l'autrice ha provato ad immaginare come sarebbero potute andare le cose se questo scarto non ci fosse stato e se Addison avesse scoperto la cura a questo male, proprio analizzando la Austen. Quella che ci viene presentata è una Austen ormai fortemente indebolita nel fisico, ma non nello spirito e nella mente. L'arguzia, la splendida ironia, e l'intelligenza della donna traspare da queste pagine e mi è sembrato come di vedere dinnanzi ai miei occhi proprio la mia amata scrittrice. Ho scacciato, quindi, l'idea dell'impossibilità effettiva per abbandonarmi a questa storia di fantasia, ma non poi così totalmente lontana dal tempo. Nel romanzo troviamo anche Cassandra, Henry e James, amati fratelli della Austen che resteranno sempre al suo fianco, fino all'ultimo respiro. Si nota il reciproco amore, l'affetto che li lega e che li ha portati tutti a sostenersi a vicenda. Accanto a loro, però, spiccano altri personaggi di fantasia che aprono la strada a una storia che scorre nello stesso piano temporale e fisico di quella tra Jane Austen e Mr Addison. La figlia di quest'ultimo, Jane Mary, innamorata di Henry – fratello di Jane – e la sua migliore amica, Angelica, con la di lei famiglia. Poi c'è il collega e amico - realmente esistito - di Thomas Addison, ossia Thomas Hodgkin, e altri personaggi di Winchester, tra i quali il reverendo Bolt e sua moglie, così simili a personaggi molto sciocchi che compaiono nei romanzi della cara Jane.
Quello che si evince da queste pagine è sicuramente un grande amore per la Austen e anche una grande ricerca non solo su di lei, la sua vita, ma anche sul suo stile. È ovvio che raggiungere quello della penna magica di Austen sia impossibile, ma mi è piaciuto moltissimo lo stile della Zucca, così curato e simile alla sua amata autrice. Uno stile aderente all'epoca, non solo nelle descrizioni in terza persona, ma anche nelle lettere che si scambiano i vari personaggi.
Uno stile davvero pieno di grazia, nel quale traspare anche il suo studio. Ricordiamo, infatti, che la Zucca è laureata in Filosofia e lavora anche come strumentista e aiuto anestesista.
Vi lascio qualche brano per poter meglio comprendere ciò che sto dicendo, e il mio forte apprezzamento per lo stile, ma anche il bellissimo pensiero che fa dire alla Austen e che, personalmente, condivido.
«Più orribile che lasciare questa vita, dottore, è l'idea di non terminare qualcosa. È cosa peggiore della morte. Muoiono i nostri genitori, i nonni, il cane che avevamo da bambine. Siamo avvezzi alla morte, anche se non lo diciamo apertamente. È inaccettabile, invece, lasciare il mondo senza aver portato a buon compimento le nostre aspirazioni. Una parola non detta, un affetto non manifestato, un dipinto lasciato a metà, un ricamo incompiuto sul cesto di lavoro, un romanzo senza una fine: ecco, questo per me è intollerabile.»

Inoltre avrei voluto una maggior concentrazione su Jane Austen e il suo rapporto con Thomas; attenzione che viene un po' sviata dalle altre storie d'amore. Angelica e Jane Mary, infatti, spiccano moltissimo e sembrano impersonificare alcune eroine della Austen. Io – personalmente – le ho associate molto a Marianne ed Elinor, di Ragione e Sentimento, ma non so se ad esse sono ispirate. Di certo si sente moltissimo l'influenza e, credo, la volontà di riprendere atmosfere, personaggi e luoghi direttamente dai vari romanzi della Austen, titoli che dividono l'intero romanzo. Su questo Giovanna Zucca ha centrato l'obiettivo. Sembrava realmente di rivedere certi personaggi, alcuni sciocchi, altri con più assennatezza e contegno, e mi sono divertita, nel corso della lettura, a cercare di trovare somiglianze tra i personaggi.
Alcuni passaggi, tornando alle emozioni, mi hanno colpita più di altri. Sicuramente, prezioso e indimenticabile, è il rapporto tra Cassandra e Jane. Questo legame profondo lo avevo visto anche in diverse opere ispirate alla Austen. Nei film, ad esempio, si respira questa complicità, questo affetto profondo che le lega sino alla morte. Entrambe, infatti, sono rimaste sempre insieme, senza sposarsi come era consuetudine. Però, ecco, non so perfettamente la vera storia tra le due o se i film sono stati romanzati – quindi, potrei sbagliarmi di grosso, in tal caso perdonate la mia ignoranza e passate oltre! - ma... alcuni elementi riscontrati nella trama mi hanno messo dei dubbi. Non era la Austen destinata a un matrimonio conveniente per cui poi si è rifiutata? Perché nel libro – se non ho compreso male – sembra essere stata Cassandra stessa a farlo, mentre di costei sapevo che aveva perso un amore importante, e alla sua morte, decise di non sposarsi con altri. E la madre dove è? Se non ricordo male, ha vissuto altri anni dopo la morte di Jane... o no? Comunque sono perplessità personali che spero di risolvere con una maggiore e più accurata ricerca della vita della mia adorata Jane.
Insomma, concludendo, che ne penso?
Per me è un libro che va letto, senza partire con troppi pregiudizi, soprattutto per le amanti di Jane Austen più puntigliose. Bisogna cominciare la lettura sapendo che si tratta di qualcosa di fantasia, della volontà dell'autrice di far vivere un amore alla cara Jane Austen, durante le ultime fasi della sua vita. Un amore che nella realtà non c'è stato, ma perché non sognare o permetterle di viverlo tra le pagine, in un mondo immaginario?
Ci sono aspetti che mi hanno convinto tantissimo, ma anche alcune perplessità che mi hanno fatto affiorare alcuni dubbi. Purtroppo non mi sono sentita totalmente coinvolta da gridare al capolavoro, ma è un libro da leggere. Se volete respirare le atmosfere, i personaggi e l'ironia della Austen, è il libro che fa per voi. Se volete provare ad immaginare la cara Jane tra queste pagine, la troverete. Su di lei, a mio modesto avviso, la Zucca ha fatto un ottimo lavoro. Forte, determinata, intelligente, capace di leggere gli animi delle persone solo attraverso lo sguardo, e di vivere fino all'ultimo respiro, nonostante il dolore della malattia.
Vi lascio un ultimo brano che ho segnato e vi consiglio di leggerlo se ancora non lo avete fatto.
Aveva fatto dell'immaginario il vero e, confondendoli, era poi morta di dolore alla scoperta che la fantasia resta in un territorio che nulla spartisce col reale. Che il reale è sporco nell'umana miseria, che il reale emana odore sgradevole e possiede meschinità mortificanti per l'anima pura.
L'immaginario è più soddisfacente, vive in una dimensione utopica dove le paure, le volgarità e le piccinerie non hanno dimora e sono scacciate al loro apparire. Ciò che resta è l'idea puro, velato della bellezza divina che l'oggetto d'amore incarna.
In questo modo la scrittrice si era presa gioco dell'amore: attraverso i suoi romanzi. Nessuno lo capiva davvero, o forse solo in pochi, ma celata sotto pagine di romantiche avventure stava nascosta la sua personale concezione dell'amore. Ed ecco il tenente in uniforme scambiare una sciocca ragazzina incapace di decidere il colore di un mantello per una Dea ricca di sensibilità e doni. O, viceversa, la signorina povera e senza dote vedere nel possidente attratto da lei il salvatore della sua vita, quando, ad una semplice osservazione, poteva svelarne la meschinità e l'avido egocentrismo, tali da doversi specchiare nella piccolezza della fanciulla per elevarsi.
Escluso Mister Darcy, unica concessione al malcelato disprezzo verso i protagonisti delle sue storie, Jane si era divertita a prendersi gioco di tutti; si era sbizzarrita nel renderli ridicoli con i loro sospiri ed affanni, fulcro della loro meschina esistenza.