Nelle ultime settimane sto facendo una gran fatica a trovare il tempo e soprattutto il momento giusto per fermarmi un attimo al pc, da sola, e lasciar andare il flusso dei miei pensieri sui libri letti e, se devo essere sincera, sto leggendo anche molto lentamente e poco. Attualmente ho in lettura un libro di cui ho sentito la presentazione, un libro non facile, un'esperienza di vita reale che mi sta toccando e prendendo molto ma che leggo a piccole dosi. Forse ve ne parlerò, più avanti, ma al momento non voglio dirvi di più. Lo so, non era nella lista che ho elaborato in pagina, ma come detto era possibile fare dei cambiamenti. Poi proseguirò come stabilito. Nella speranza di ritrovare la grinta giusta e la predisposizione e soprattutto il tempo per andare avanti con le mille letture che ho ancora da affrontare e, magari, amare.
L'ultimo libro letto è una lettura dalla quale non avevo grandi aspettative, perché pensavo sinceramente non potesse essere un genere adatto a me. Me lo hanno consigliato, ho tanto sentito parlare dell'autore, e così me lo sono fatto prestare per mettermi anche un po' in gioco e ampliare le mie conoscenze e letture, andando a riempire i grandi vuoti che ho.
Invece, come vi dirò anche più avanti, mi ha sorpreso. Perché l'ho letto davvero con piacere, seppur non affrontasse argomenti allegri e sia molto crudo in certe descrizioni di violenza e anche nelle riflessioni dei protagonisti, ma mi è piaciuto. Certo, non sono abituata alla stile di McCarthy, quindi ho riscontrato inizialmente un piccolo turbamento, ma poi l'ho concluso e per me è consigliatissimo.
Vi lascio come sempre tutte le informazioni sulla mia copia, e poi le mie riflessioni a riguardo!
Editore: Einaudi (Collana: Super ET)
Pagine: 252
Prezzo: 10,80 euro cartaceo.
Traduzione di Martina Testa.
Lo consiglio a tutti, ma in modo particolare a chi è alla ricerca di una sorta di thriller raccontato con uno stile crudo, veloce, asciutto, con periodi brevi e ridotto all'essenziale. Per chi ha voglia di riflettere, insieme allo Sceriffo Bell, sulla decadenza di un mondo che sembra aver perso i suoi valori, ormai figlio della violenza, della ferocia, della droga e del dio Denaro.
Un libro molto, molto bello, che fa riflettere e lascia con un senso di amarezza nel finale. Una storia reale, fin troppo reale, ambientata negli anni 80, ma con molta aderenza anche alla società attuale.
Trama
Non è un paese per vecchi è stato portato sugli schermi cinematografici da Joel e Ethan Coen in un film vincitore di quattro Premi Oscar.
Recensione
I guai cominciano quando si inizia a passare sopra alla maleducazione. Quando non si sente più dire Grazie e Per favore, vuol dire che la fine è vicina. Le ho detto. È una cosa che va a toccare ogni strato sociale. L'ha sentita questa espressione, no? Ogni strato sociale. Alla fine si arriva a quella sorta di crollo dell'etica mercantile che lascia la gente morta ammazzata in mezzo al deserto dentro una macchina, e allora è troppo tardi.
Ho sentito molto parlare di Cormac McCarthy, ho letto molte opinioni positive, e ciò ha portato ad accrescere la mia curiosità, così, conoscendo una persona che lo adora e che ha molti libri dell'autore, ho lasciato che mi consigliasse quale leggere per iniziare, e la scelta è ricaduta su “Non è un paese per vecchi”.
Quando ho letto la trama, ad essere sincera, temevo che non fosse un libro adatto a me. E in effetti, per la crudeltà dei fatti narrati e lo stile, non è proprio il genere che prediligo eppure mi ha rapita, colpita e a conclusione devo ammettere che mi è piaciuto e spinge molto a riflettere. Le bellissime e amare riflessioni che fa uno dei protagonisti, lo Sceriffo Bell, all'inizio di ogni capitolo aprono gli occhi di fronte a una realtà che in fondo è quella attuale, tutta basata sui soldi e sulla violenza che ogni giorno siamo costretti ad assistere; e i cambiamenti anche delle generazioni che provocano turbamenti a chi, anni fa, aveva formato un paese su determinati valori importanti e un forte senso di giustizia e difesa dell'individuo.
Ora, non so se ho ben interpretato il libro, quindi chiedo già perdono agli amanti dell'autore, ma mi limito ad esprimere quelli che sono i miei pensieri a lettura conclusa.
[...] ora li vedi [i vecchi] e non ti sembrano neanche confusi. Ti sembrano impazziti. Questo mi dà da pensare. È come se si fossero svegliati all'improvviso senza sapere come sono arrivati lì dove sono. Be', in un certo senso non lo sanno davvero.
“Non è un paese per vecchi” è un libro scritto da Cormac nel 2005, e pubblicato in Italia da Einaudi e narra le vicende di tre uomini avendo come sfondo il confine tra Texas e Messico.
Il tutto ha inizio quando Llewelyn Moss, un reduce del Vietnam, mentre si dedicava alla caccia alle antilopi sul Rio Grande si ritrova casualmente davanti a una scena terribile: un regolamento di conti fra narcotrafficanti. Diversi cadaveri giacciono intorno a lui, ma... anche una valigia con una cospicua somma di denaro.
Moss non ci pensa molto. Crendendolo una sorta di colpo di fortuna ma anche un tentativo di donare una vita migliore a se stesso e alla sua giovane moglie, porta a casa il denaro, dando così inizio a un inseguimento pieno di suspense e inaudita violenza. Sulle sue tracce, infatti, si mettono due uomini totalmente diversi tra loro: da un lato il “bene”, la giustizia, impersonificata dallo sceriffo Bell, un uomo dall'animo “antico” che non riesce a comprendere la ferocia sempre più evidente e implacabile del presente; dall'altro una sorta di personificazione vivente di questa Violenza, un assassino psicopatico che non ha remore nell'uccidere le persone. Senza cuore, ma con una sua particolare e pericolosa filosofia di “giustizia”e con l'assurda idea di poter decidere della morte di una persona basandosi su una moneta, Anton Chigurh.
Il destino di Moss dipenderà da chi riuscirà a trovarlo per primo.
Non sono una vera e propria amante del genere, come già detto, ma sin dalle prime pagine l'autore è riuscito a colpirmi. Il suo stile è particolare, freddo, asciutto, essenziale. Non si perde in descrizioni eccessivamente “emotive”, anche se desta nell'animo umano profondi turbamenti. Colpisce con parole e gesti rapidi. Con frasi secche. Crude. Implacabili. Forse l'unica nota stonata – ma che riguarda il suo stile personale, che può piacere o no – è questa sua scelta di eliminare le virgolette dai dialoghi. Spesso li ho trovati un elemento di disturbo, e ho fatto un poco di fatica a non perdermi tra le varie voci. Altro elemento che mi ha un po' annoiata, è questa ripetizione di gesti, quasi meccanici. Vi porto un esempio, per capire.
“Parcheggiò al cancello, scese, lo aprì e lo attraversò con il pick-up, scese, lo richiuse e restò lì in piedi ad ascoltare il silenzio. Poi risalì sul pick-up e si diresse verso sud sulla strada sterrata del ranch”.
Parcheggiò, scese, aprì, scese, richiuse, risalì. Tutti gesti meccanici che se da un lato aiutano a capire perfettamente la situazione, a lungo andare disturba un po'. Però mi rendo perfettamente conto che è molto una questione di gusti personali, e non è una critica. L'intento era spiegare, sin da subito, gli elementi che non mi hanno personalmente fatto apprezzare appieno il romanzo.
Per il resto sono rimasta colpita. Non partivo con grandi aspettative, anzi come detto e ribadito, pensavo davvero che non potesse piacermi e invece sono rimasta stupita e capisco perché sia un autore che piace.
Attraverso le riflessioni di Bell, e la scia di violenza e sangue perpetrata dal terribile Chigurh, viene rappresentato un mondo basato sui soldi e la ferocia gratuita anche verso gli innocenti.
Il messaggio che traspare non è unico, ma aperto a molte chiavi di lettura, che il lettore è portato ad analizzare, provando empatia con i personaggi. In modo particolare, a mio avviso, con Bell ma anche con Moss. In fondo, nel momento in cui compare la maledetta valigia piena di soldi, una domanda sorge spontanea: tu, lettore, essere umano, cosa avresti fatto? Dalle tue azioni corrisponde una reazione, che spesso può macchiare di sangue il destino di altri.
Sembra esserci una condanna non solo all'uso della droga e agli effetti negativi che questa comporta anche a vittime innocenti, ma anche al Dio Denaro che compra tutto e tutti, e che mette a rischio le vite. Inoltre, trovo che l'autore rifletta, attraverso Bell, sulla mancanza di educazione dei giovani, ma dando la colpa a quei genitori che sembrano aver perso la voglia di insegnare i giusti valori ai propri figli.
Qualche tempo fa ho letto sul giornale che certi insegnanti avevano ritrovato un sondaggio inviato negli anni Trenta a un certo numero di scuole di tutto il paese. Era stato fatto un questionario sui problemi dell'insegnamento nelle scuole. E loro hanno ritrovato i moduli compilati e spediti da ogni parte del paese, con le risposte alle domande. E i problemi più gravi che venivano fuori erano tipo che gli alunni parlavano in classe e correvano nei corridoi. O masticavano la gomma. O copiavano i compiti. Roba così. E allora avevano preso uno di quei moduli rimasto in bianco, ne avevano stampate un po' di copie e le avevano mandate alle stesse scuole. Dopo quarant'anni. Be', ecco le risposte. Stupri, incendi, assassini. Droga. Suicidi. E io ci penso a queste cose. Perchè il più delle volte, quando dico che il mondo sta andando alla malora, e di corsa, la gente mi fa un mezzo sorriso e mi dice che sono io che sto invecchiando. E che quello è uno dei sintomi. Ma per come la vedo io uno che non sa capire la differenza fra stuprare e ammazzare la gente e masticare la gomma in classe è messo molto peggio di me. E quarant'anni non sono mica così tanti. Magari fra altri quaranta la gente avrà aperto gli occhi. Sempre che non sia troppo tardi.
Un mondo che poi è, purtroppo, perfettamente in linea con quello attuale, dove la violenza è sempre più evidente, l'animo umano è sempre più feroce. Si commettono delitti per i soldi o nascondendosi dietro la facciata religiosa, ma anche per la mancanza di questi valori. C'è superficialità, c'è una grande maleducazione, e spesso una mancanza di rispetto che lascia sgomenti.
Ecco, il romanzo credo che racchiuda proprio ciò. Non è meramente un thriller “poliziesco”, con una caccia al ladro o all'assassino, ma proprio una sorta di condanna e riflessioni importanti su ciò che l'essere umano sta diventando. Molti valori “vecchi” si sono persi. Molti insegnamenti importanti. E si ha sempre più la sensazione che il genere umano stia cadendo nel baratro.
Bene e male che si combattono e al centro l'uomo, impersonificato da Moss. L'uomo che è chiamato sempre a scegliere tra queste due facce contrapposte, e le cui azioni possono ricadere anche sugli altri, con effetti non piacevoli.
I personaggi sono caratterizzati alla perfezione.
Chiburh è il male assoluto, con una propria filosofia di giustizia che disgusta, che non si può comprendere. Uccide senza pietà, con un metodo che mette i brividi. Le descrizioni delle sue azioni mi hanno molto scossa. È un vero e proprio “cattivo” senza segni di pentimento. Nessuno può intralciare i suoi scopi, mettersi nel suo cammino. Nessuno potrà uscirne vivo. Uno sterminatore implacabile, simbolo della cupidigia del mondo moderno.
Bell è il personaggio che più ho apprezzato, anche se alla fine il bene soccombe al male. Le sue riflessioni sono stati i momenti che ho maggiormente amato del libro. Bell animo antico in un presente sempre più ignobile. Persona che ha i propri sensi di colpa e che cerca ancora di aiutare il prossimo, di svolgere il suo compito, di proteggere i cittadini, ma sembra fallire miseramente. Bell capisce sempre più di non essere adeguato ai tempi moderni. Spettatore inerme di fronte a un mondo che vacilla e a una scia di violenza che non può fermare o combattere.
E poi c'è Moss, che come dicevo prima, può essere l'esempio di tutti noi. Uomini e donne in balia del destino, di scelte che possono portare al bene o al male. Moss che sembra freddo con la sua giovane moglie, ma che in fondo nasconde un grande amore e il desiderio di concederle una vita migliore. Moss che pecca forse di avidità nel prendere quei soldi macchiati di sangue. Moss che lotta per la sua vita, in un mondo implacabile.
Concludendo, è una lettura che consiglio e di cui potete trovare anche il film omonimo, prodotto dai fratelli Cohen e vincitore di quattro premi oscar nel 2008 (Miglior Film, miglior regia, migliore sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista). Tra gli attori troviamo Tommy Lee Jones nei panni dello Sceriffo Bell, Javier Bardem feroce Anton Chigurh e Josh Brolin in quelli di Llewelyn Moss.
Voi lo avete visto? Io purtroppo son fin troppo sensibile, e non penso di riuscire a guardare la violenza del terribile Anton!
Il problema non è sapere dove sei. Il problema è pensare che ci sei arrivato senza portarti dietro niente. Questa tua idea di ricominciare daccapo. Che poi ce l'abbiamo un po' tutti. Non si ricomincia mai daccapo. Ecco il problema. Ogni passo che fai è per sempre. Non lo puoi annullare. Non puoi annullare niente. Capisci cosa intendo?
Penso di si.
Lo so che non capisci, ma fammi provare a spiegartelo un'altra volta. Tu credi che quando ti svegli la mattina quello che è successo ieri non conta. Invece quello che è successo ieri è l'unica cosa che conta. Che altro c'è? La tua vita è fatta dei giorni che hai vissuto. Non c'è altro. Magari pensi di poter scappare via e cambiare nome o non so cosa. Di ricominciare daccapo. E poi una mattina ti svegli, guardi il soffitto e indovina chi è la persona sdraiata nel letto?