Sono rimasta rapita dal film, ma allo stesso tempo sconvolta per ciò che ho scoperto.
La trama riprende la storia vera di tre bambine meticce nell'Australia degli anni Trenta. Il libro sono riuscita a reperirlo solo da poco, ma mi sono buttata ben presto nella lettura. E ve lo consiglio, così come di guardare il film intitolato "La Generazione Rubata".
Editore: Giano
Pagine: 179
Prezzo: 14 euro cartaceo
(Io l'ho preso da libraccio/ibs a 7 euro!)
Traduzione di Marina Rullo.
Voto: 4/5
Barriera per conigli (Rabbit-Proof Fence) è un libro che affronta il tema dei bambini aborigeni australiani forzatamente allontanati dalle loro famiglie, la cosiddetta generazione rubata. Si tratta di bambini mezzo-sangue nati dall' incrocio tra inglesi e nativi.
I primi capitoli si concentrano sull'arrivo dell'"uomo bianco" nella terra degli indigeni australiani, e dello sconvolgimento causato presso questi popoli con le loro azioni e la voglia ergersi, a mio parere, al di sopra degli altri e minare così le fondamenta di una comunità con le proprie idee, religioni, credi e riti.
Dal quinto capitolo inizia la storia vera e propria, uno dei tanti esempi di bambini sottratti con la forza all'affetto della propria famiglia per essere portati in centri di rieducazione, più simili a piccoli "lager", dove bambini e bambine (anche molto molto piccoli) venivano educati alla cultura occidentale, proibendo loro di esercitare ogni forma di spiritualità o attaccamento alle proprie tradizioni culturali. Dovevano diventare occidentali, cristiani, dei veri e propri bianchi.
Ma la loro situazione spesso era ancora più tragica. Molti di loro, infatti, subirono abusi sessuali e fisici, e le condizioni di vita non erano buone. Il loro futuro? Lavorare come domestici o in fattorie, non ricevendo un'adeguata istruzione.
La storia si concentra su tre bambine (una delle quali sarà la madre dell'autrice) che vengono prelevate dal loro villaggio natale di Jigalong, per essere condotte presso il Moore River Native Settlement. Molly, Daisy e Gracie appartengono alla stessa famiglia e si considerano come delle vere e proprie sorelle. Ma hanno il problema di essere meticce, figlie di madri aborigine e uomini bianchi e per questo motivo costrette a dimenticare la loro cultura d'origine per diventare persone civili.
Dopo appena un giorno nel centro, però, Molly non ci sta. Non tutto appare bello come vogliono far credere. Le bambine sono raggruppate tutte in un'unica stanza per dormire, ammassate le une alle altre, con finestre chiuse, quasi si trovassero all'interno di una prigione. E se solo osano fuggire, rischiano di essere frustate, rasate e rinchiuse in una cella per scontare la loro colpa. E' un mondo orribile e falso, figlio di una società occidentale che vuole imporre le proprie leggi a un popolo che in quella terra è nato.
Molly si arma di coraggio e con una grande determinazione decide di scappare insieme alle sue sorelline, che si affidano per gran parte del viaggio completamente alla sua guida.
Inizierà quindi un lungo percorso, che le vedrà percorrere più di millecinquecento chilometri nel corso di 9 settimane, nutrendosi cacciando con mezzi rudimentali o chiedendo aiuto nelle fattorie lungo il percorso, e dormendo in riparti di fortuna allestiti ogni notte e disfatti ogni mattina per non lasciare traccia alcuna. Inseguite constantemente dagli uomini bianchi, con la paura perenne di rischiare la vita o, ancor peggio, di tornare indietro e subire le ingiustizie e i soprusi di persone che vogliono dettare la loro vita.
Per tornare a casa, Molly decide di raggiungere e costeggiare - per orientarsi al meglio - la cosiddetta "Barriera per conigli" (da qui il titolo), ossia un reticolato che attraversava tutta l'isola da nord a sud per tenere lontani dalla costa occidentale gli animali che erano prolificati al di là di ogni previsione.
Forse da questo libro mi aspettavo di più. Almeno per lo stile, ma è uno spaccato di vita e storia australiana ricavato dai ricordi delle protagoniste e da documenti veri che sono leggibili nel testo e una sorta di atto di denuncia contro questi "crimini".
La cosiddetta "Generazione Rubata" forse è meno conosciuta rispetto ad altri comportamenti incivili tenuti dall'umanità, almeno nel mio caso. Non sapevo nulla finché non ho scoperto il film, ma quando mi sono documentata sono rimasta allibita e profondamente sconvolta - ancora una volta - dalla natura ignobile dell'uomo che crede di potersi arrogare il diritto di comandare chi ha un credo diverso e, non solo invadere la loro terra, ma anche rapire i loro figli per educarli a una vita diversa, anche attraverso forme di punizione corporale o abusi sessuali.
Questa atroce politica iniziò nei primi anni del 900 e continuò anche fino al 1970 - e in certi casi anche oltre - e oltre 100.000 bambini aborigeni vennero strappati con la forza o sotto coercizione alle proprie famiglie dalla polizia o da assistenti.
Quello che ho amato particolarmente di questa storia - ripeto - vera, è la determinazione e il coraggio di queste bambine, in particolare di Molly, che nonostante la possibilità di perdersi e morire di fame, sono andate avanti, hanno lottato anche con intelligenza per tornare a casa, dalle loro famiglie, dai loro cari, presso le loro tradizioni. Sul finale del libro viene anche spiegata quale sarà poi la loro sorte, che però non voglio svelarvi per non farvi perdere tutto l'interesse che questa storia deve suscitarvi.
Interessanti anche numerosi termini aborigeni sparsi tra le pagine, con - ovviamente - la dovuta spiegazione. L'autrice ci permette così di conoscere almeno un poco la cultura di sua madre - Molly - e il lungo percorso che ha dovuto affrontare insieme alle sorelline.
E' un libro da leggere, a mio avviso. Quindi ve lo consiglio.
Per conoscere meglio questo tema vi propongo di vedere non solo il film tratto da questo libro, ma anche un altro che affronta tra le altre cose il concetto di Generazione Rubata.
Australia è un film del 2008 diretto da Baz Luhrmann, con protagonisti Nicole Kidman e Hugh Jackman. Il film racconta la storia di Lady Sarah Ashley, aristocratica inglese che eredita un enorme ranch in Australia, ma quando un proprietario terriero senza scrupoli cerca di portarle via la proprietà, la donna intraprende un difficile viaggio attraverso quello sterminato paese assieme ad un rude mandriano di nome Drover (in inglese drover significa per l'appunto mandriano), vivendo esperienze traumatiche come il bombardamento da parte dei giapponesi a Darwin, durante la seconda guerra mondiale. - I miei pensieri - Anche qui, oltre a vari temi, come l'amore, la guerra, e altro ancora, torna il tema della Generazione Rubata, riflessa nel piccolo Nullah, un bambino meticcio con il nonno "stregone", che rischia di finire la sua vita come tutti gli altri: portato in centri di "rieducazione" e allontanato dalla sua cultura, che invece sarebbe da conoscere ed amare. Gli aborigeni cantano e il mondo si apre. Nullah mi è entrato nel cuore. Così piccolo è costretto ad attraversare tanti momenti terribili: perderà sua madre, e anche un amico, e rischierà anche di perdere il suo mondo e la sua nuova famiglia, creata da due bianchi dal cuore amabile e generoso. Ma, per fortuna, c'è un delizioso lieto fine, dopo tanta sofferenza. Alla fine del film avevo gli occhi lucidi. Ho provato una moltitudine di emozioni, così intense, che erano difficili da gestire. | La generazione rubata (Rabbit-Proof Fence) è un film di Phillip Noyce del 2002. Nell'Australia degli anni Trenta, per volontà del governo, i bambini di sangue misto sono sottratti con la forza alle famiglie aborigene per essere deportati in appositi centri di rieducazione come quello di Moore River. Ed è qui che giungono tre ragazzine - due sorelle, Molly, e Daisy, e la loro cuginetta Gracie -, dopo essere state prelevate dall'insediamento nativo di Jigalong. Ma la più grandicella, Molly, convince quasi subito le altre due a fuggire per cercare di far ritorno al loro villaggio. Il film è la cronaca di questa straordinaria fuga a piedi nudi, di oltre 1.500 miglia, attraverso sterminate pianure e deserti: un'autentica odissea durata nove settimane e affrontata dalle tre bambine con incredibile coraggio e risolutezza, avendo come unico riferimento la lunghissima rete di protezione che anni prima i colonizzatori bianchi avevano costruito per difendere i pascoli e i terreni coltivati dai conigli selvatici (lo "steccato a prova di coniglio" del titolo originale della pellicola si riferisce appunto a questa barriera che corre da un capo all'altro del continente australiano). [SPOILER FINALE!!!! ATTENZIONE: NON CONTINUATE A LEGGERE SE NON VOLETE SCOPRIRE COME FINISCE] Nonostante i vari tentativi delle autorità governative di riacciuffare le piccole fuggitive (il signor Neville, responsabile del programma di tutela dei mezzosangue, sguinzaglierà sulle loro tracce un'abilissima guida indigena, Moodoo),solo Gracie sarà ripresa. Molly e Daisy riusciranno a ritornare a casa. In seguito, Molly sposerà un aborigeno da cui avrà due figlie. Una di queste, Doris Pilkington Garimara, è l'autrice del libro da cui il film è tratto. |