Il tempo vola davvero rapidamente, e sono qui per condividere con voi una nuova puntata di questo speciale a cui tengo tantissimo! Cosa ne pensate della mia idea?
È un lavoro che richiede tempo e ricerca di materiale, oltre che i miei personali pensieri a riguardo, ma mi piace moltissimo scrivere su due delle mie più grandi passioni.
Oggi resto in linea con la prima puntata, e parlerò di un'altra importantissima opera del mio amatissimo Victor Hugo: I Miserabili.
Tornata alla ribalta grazie alla trasposizione cinematografica con un cast eccezionale, I miserabili è un'opera superba e grandiosa, quasi mille pagine di storia francese, e una trama densa di emozioni. Come dice lo stesso Hugo, lo scopo di un simile romanzo è quello di Illuminare la notte della miseria e dell'ignoranza, della prostituzione e dell'infamia sociale, dell'indifferenza e dell'ingiustizia.
Conosciamo meglio il libro e poi l'opera teatrale!
Preparatevi, perché sarà un post molto lungo, ma spero interessante!
I Miserabili
Morire non è nulla; non vivere è spaventoso.
Hugo pensò e lavorò ai Misérables per quasi un trentennio: iniziò, infatti, la sua opera nel 1845, e fu pubblicata il 3 Aprile del 1862.
Nella prima versione in realtà il titolo era diverso, così come il nome del protagonista. Come si chiamavano? Les Misères e Jean Trejean.
Affrontiamo dunque la trama, infarcita di miei considerazioni personali.
In quasi mille pagine sono narate le vicende di vari personaggi nella Parigi post Restaurazione, in un arco di tempo di circa 20 anni (dal 1815 al 1833, con alcune digressioni alle vicende della Rivoluzione francese, delle Guerre napoleoniche, con particolare riguardo alla battaglia di Waterloo, e alle vicende politiche della Monarchia di Luglio).
I protagonisti sono i cosiddetti miserabili, appartenenti agli strati più bassi della società. Abbiamo galeotti, prostitute, monelli di strada, orfani, studenti poveri.
Siamo, quindi, nella Francia dei primi anni dell'800 e protagonista è Jean Valjean, un ex galeotto - arrestato per aver rubato un pezzo di pane per uno dei suoi nipotini - e che ha scontato la sua pena di 19 lunghi anni e ora può liberamente uscire, pur sempre sotto il perenne controllo della polizia parigina, con a capo l'implacabile Javert con la sua assurda ossessione di far rispettare la legge, e il suo pensiero in base al quale chi è stato arrestato non potrà mai cambiare: se hai rubato, continuerai a farlo per sempre.
Jean Valjean cerca di ritrovare una vita, ma la sua condizione di ex galeotto non lo aiuta, e lo riduce a essere continuamente un miserabile, l'ultimo della società, denigrato e tenuto fuori da tutto e tutti. Questa mancanza di amore e di compassione, spingeranno l'uomo a provare un tale odio e una rabbia assurda, fino a quando non incrocierà nella sua via il Vescovo di Digne, Myriel, che lo aiuterà a cambiare, a comprendere cosa sia l'amore, la speranza, il credo profondo nella volontà e nell'aiuto di Dio. Jean Valjean, in realtà, inizialmente non comprenderà nulla di ciò, ma ruberà l'argenteria dell'uomo di chiesa e verrà di nuovo fermato da dei gendarmi ma, a sorpresa, il Vescovo non lo accusa di furto e anzi gli donerà anche due candelabri, e lo inviterà a modificare la sua vita, a espiare la sua colpa e il suo modo di essere.
Da questo importantissimo e fondamentale incontro, Jean Valjean riuscirà a cambiare la sua vita. Non sarà più il Galeotto appena uscito di prigione, cambierà nome e diventerà il sindaco di una città, Montreuil-sur-mer, che prospererà grazie alla sua opera.
L'ombra di Javert, però, non ha cessato di oscurare la sua vita. I due si rincontreranno e nel primo s'insinueranno dubbi sulla vera identità, dubbi che diventeranno realtà quando, Valjean, nel tentativo di aiutare un pover uomo accusato di essere lui stesso, rischierà la pena. Questo darà inizio a una continua fuga, ma la sua vita sarà costellata anche da una dolce gioia: Cosette, una bambina ormai rimasta orfana, maltrattata e "custodita" da due locandieri miserabili che sin dalla più tenera età la usano come serva. Cosette è la figlia di Fantine, una donna sola che, non potendo crescere in modo adatto sua figlia, la lascerà ai due coniugi Thénardiers, nella speranza - illusoria - di poterle garantire una vita migliore almeno fino a quando non avrà abbastanza soldi per riprenderla con sè. Ma la poveretta non saprà che quei due sono dei truffatori che faranno leva sulla malattia - finta - della bambina per farsi dare quanti più soldi possibili. Questa situazione, oltre alla cacciata dal posto in cui lavorava in maniera onesta, la condurranno a cadere sempre più in basso: le verranno tagliati i lunghi e bei capelli, tolti i denti, e diventerà presto una prostituta di basso borgo, fino a quando l'intervento di Valjean la porterà via da quel posto, ma la sua vita sarà breve. Valjean le giurerà di proteggere per sempre Cosette, ma, proprio dopo la morte della poveretta, tornerà Javert che cercherà di arrestare Valjean, senza buon esito.
Valjean raggiungerà i Thénardiers, porterà via con sé la piccola Cosette e, sempre in fuga da Javert, si ritroveranno in breve tempo all'interno di un convento dove riusciranno a trovare tranquillità per diversi anni.
La scena poi si sposta sulla Parigi in procinto di rivoltarsi contro il nuovo re, una nuova rivoluzione per contrastare le misere condizioni del popolo. Ragazzi, studenti, ma anche bambini che saranno animati da una vera e propria volontà di volere il meglio, di ribellarsi a una misera condizione. E tra questi, oltre al carismatico Enjolras, incontriamo Marius, altro personaggio chiave della vicenda. Egli, infatti, incrocierà lo sguardo di Cosette - ormai cresciuta e diventata una splendida donna - e tra loro sorgerà ben presto l'amore, a discapito della misera Eponine, figlia maggiore dei Thénardiers e abituata al furto e alla strada - essendo caduti anche in disgrazia - che è innamorata di lui; ma capirà presto di essere sola in quel sentimento, di non essere ricambiata nonostante sia pronta a fare di tutto per lui, anche a donare la sua vita per proteggerlo.
Amore. Fuga. Morte. Lotta. Speranza.
Pian piano la rivoluzione scoppia, ma le cose - almeno inizialmente - non andranno per il verso giusto. Molti rivoluzionari - in realtà il numero di persone che si sono dati alla rivoluzione era assai esiguo - perderanno la vita, tra i quali il piccolo Gavroche, una delle scene più strazianti della storia.
Ma alla fine l'amore trionferà, e... la scena finale non può non far piangere.
Questa a grandi linee la trama, che avevo già postato in un'altra sezione di questo mio sito, a proposito dell'uscita del film.
Ci sarebbe forse da incrementarla, ma non è mai veramente facile affrontare un romanzo simile.
Il romanzo si articola in Cinque grandi tomi, così intitolati:
- Primo tomo: Fantine
- Secondo tomo: Cosette
- Terzo tomo: Marius
- Quarto tomo: L'idillio di rue Plumet e l'epopea di rue Saint-Denis
- Quinto tomo: Jean Valjean
È un romanzo che affronta temi importanti, che vuole mettere in luce l'ingiustizia del tempo. Può essere considerata come una forma di condanna sociale, contro la miseria, l'ignoranza, l'indifferenza e, come già detto, l'ingiustizia. Oltre ai temi politici - riferimenti a Waterloo e insurrezione contro il re - e sociali, ci sono particolari meditazioni sull'animo umano e ultimo ma ben importante tema è l'amore.
Hugo riesce a creare dei personaggi perfetti, analizzati a 360°. Personaggi umili, miseri, con le loro luci e le loro ombre. Personaggi che cadono e poi ritrovano la redenzione. Personaggi crudeli, e altri più amabili.
Credo che sia possibile riassumere il romanzo in questo modo: Qui c'è TUTTO. Forse è proprio questo il motivo per cui è difficile analizzarlo in maniera profonda, e soprattutto occorrerebbero pagine a pagine.
Lo stile di Hugo, come già affrontato in Notre-Dame de Paris, non è facile. Tende ad essere notevolmente prolisso e a tratti pesante, non così scorrevole. Certo, parliamo di uno dei più grandi romanzieri dell'800, quindi è più che normale. Quando apre paragrafi puramente storici o cerca di descrivere al meglio luoghi e vita dell'epoca, non è facile seguirlo. Se da un lato ci porta a connotare perfettamente i personaggi in un preciso spazio ed epoca, è pur vero che è difficile mantenere una perfetta concentrazione e non nego che a volte avrei voluto andare oltre o abbandonare l'opera. Ma, andare avanti è stata la scelta più giusta: è un romanzo favoloso, perfetto, unico. Una storia che ti entra dentro e ti scuote, che ti fa riflettere e arrabbiare. Una storia che può essere considerata, come dicevo prima, sicuramente attuale, perché in fondo cambiano i tempi, ma certe cose non si modificano.
Alla conclusione ero così scossa che le lacrime uscivano senza riuscire a trattenerle.
Leggetelo se non l'avete ancora fatto, perché i personaggi delineati dall'abile penna di Hugo ti entrano davvero dentro.
Parlando di personaggi, sono tanti e tutti perfettamente descritti. È facile affezionarsi a molti di loro, primo tra tutti il protagonista: Jean Valjean. Ex galeotto perseguitato dalla legge per crimini anche non commessi. In verità ciò che compirà sarà così misero, che non si comprende il motivo per cui debba essere sempre ricercato. L'unica colpa che ha avuto è stata quella di trovare un modo di aiutare sua sorella e i suoi nipotini; e poi di rubare poche cose, ma di pentirsi subito. E' un uomo che - grazie anche alle parole del vescovo Myriel - si prodigherà nell'aiutare i più poveri, gli indifesi, e in particolare Cosette, una bambina orfana, maltrattata sin dalla più tenera età. Diverrà per lei un padre amorevole, che le darà sicurezza e farà avere un'educazione adeguata. Nonostante la sua gelosia, il desiderio di tenerla tutta per sé, alla fine farà in modo di vederla totalmente felice, sposata a Marius. Alla fine, a causa delle incomprensioni e delle cose non dette, si struggerà di dolore nel non poter vedere più la sua amata Cosette, e quando finalmente le cose si chiariranno sarà troppo tardi. Tuttavia morirà felice, perdonato e amato dai due giovani. E' una figura splendida. Un miserabile che aiuta chi è più miserabile di lui. E' adorabile!
Fantine è rappresentata come una giovane donna che cade facilmente in preda all'amore. Ingenua com'è pensa di essere ricambiata da Tholomyés, un ragazzo che in realtà vuole solo divertirsi, ma non sa che proprio a causa sua, lei rimarrà incinta e questo, oltre a rappresentare una gioia, è anche la sua fine. Fantine cade inserobilmente in basso. Dalla gioia conosce il dolore, dalla bellezza, la miseria. E' una donna che lotta con tutta se stessa per poter garantire una buona vita alla sua bambina, anche a costo di sacrificare la sua persona, di ridursi a far la prostituta, di perdere la sua bellezza, non sapendo che invece la sua piccola Cosette è trattata come una serva. Appare come un angelo al quale è tolto tutto. Un angelo come redenzione al protagonista. E' facile soffrire con lei.
Cosette è un personaggio che non mi ha dato grandi emozioni. Se da tenera e innocente bambina mi ha trasmesso una tenerezza totale, quando cresce non mi convince del tutto. Avendo tutto, un padre amorevole e un amore ricambiato, non appare una figura forte e originale. Mi è apparsa più "scialba" e vuota, rispetto agli altri. Ma forse è solo una mia impressione. Tenera sì, adorabile, ma... non mi ha trasmesso intense emozioni, pur essendo contenta per la sua felice sorte, dopo un'infanzia orribile.
Marius è un altro personaggio per cui nutro sentimenti contrastanti. E' un giovane sognatore, forse troppo ingenuo e impulsivo. Ci sono momenti nel romanzo in cui l'avrei preso a schiaffi, ma poi nel finale torna a piacermi.
Javert e i Thénardiers sono personaggi notevolmente negativi. E' facile nutrire odio nei loro confronti, voglia di prenderli a schiaffi, e sputargli in faccia - giusto per essere carina -. Sono figure che ostacolano molto i personaggi "positivi" del romanzo. Javert è ossessionato dalla legge, o meglio sarebbe opportuno dire, da quella che lui considera la legge. Non comprende che gli sbagli possono essere sistemati, che una persona può cambiare. I Thénardiers, invece, sono persone spregievoli, senza cuore, con un animo così corrotto e oscuro, da farmi rabbrividire. Non riescono a provare amore neanche per i propri figli!
I ragazzi dell'A B C, gli studenti che lottano per trovare giustizia, sono personaggi affascinanti. Ti trascinano nei loro discorsi, nelle loro lotte, e quasi vorresti essere al loro fianco, per combattere contro il "tiranno" e la misera vita che hanno. Il mio preferito? Sicuramene, Enjolras. Carismatico, convinto dei propri ideali, leader nato. Un angelo terribile. Lo adoro.
E concludiamo con i personaggi che più mi sono entrati nel cuore: il piccolo Gavroche ed Eponine.
Gavroche è il primo figlio maschio dei Thénardier, dopo le sorelle Eponine e Azelma, ma viene sin da bambino lasciato da parte da sua madre, che ha una vera predilezione per le femmine - tanto che non si curerà neanche dei successivi due bambini e li venderà tranquillamente a un'altra donna -. Forse per il fatto che è stato praticamente sbattuto fuori di casa e non sottostà alla perfidia e agli ordini dei genitori, non cresce maligno come loro. E' un ragazzo che vive nella miseria più totale, ma non perde la sua allegria e la sua voglia di cantare e vivere. Rinuncia anche al suo tozzo di pane o a una coperta per darla a chi ha meno. Un ragazzo che non ha nulla, ma che dona quel minimo che ha a chi sta peggio, non è magnifico? Non è degno di lode? Sfortunatamente morirà, e devo ammettere che avrei voluto strozzare Hugo - se non fosse già morto -. Il mio personaggio preferito... morto! Fine ingiusta... ma particolare per lui. Quanto ho pianto poi. Quasi non riuscivo ad andare avanti nella lettura. Gavroche, animo nobile. Adorabile monello.
Eponine è la prima figlia dei Thénardier. Da piccina contribuisce a non vedere bene Cosette, ma sono capricci di bambine viziate. Quando la miseria la colpirà, si noterà tutta la sua tristezza. E' una ragazza forte, che nonostante sia spesso al servizio del padre per loschi affari, si ritroverà ad andargli contro per amore. Si innamorerà infatti di Marius, pur non essendo ricambiata o forse non compresa, e gli salverà per ben due volte la vita, fino a perdere la propria, tra le braccia del ragazzo... E' una figura particolare, che mette pietà e tristezza...
Bene, sul libro direi che ho detto anche troppo. Vi lascio la mia valutazione e poi continuerò con il teatro.