Vorrei provare a lasciare i miei pensieri a riguardo, ma ammetto che provo un poco di vergogna, perché per me Tolkien è un po’ come Marion Zimmer Bradley: dei “mostri” sacri che mi hanno aperto il cuore e ammaliato con la loro sublime capacità di utilizzare le parole, e uno stile diverso ma ugualmente incantevole che non ha eguali. Ho letto molto negli ultimi anni e, seppur abbia trovato altri libri che hanno affascinato il mio cuore, non possono competere con questi autori. Almeno per me, giacché li adoro più di ogni altro.
E così, con molta umiltà mi appresto a lasciare le mie recensioni ai tre libri di John Ronald Reuel Tolkien, suddividendole però in tre parti, così da non appesantire il tutto in un unico post.
I libri in questione sono: Il Silmarillion, Lo Hobbit o la Riconquista del Tesoro e, ovviamente, il Signore degli Anelli.
Ma partiamo per ordine.
Bompiani, edizione 2003
Prezzo: 18 euro
Pagine: 460
Consigliato? Ovviamente, sì, sì e ancora sì. Non bisogna cedere nonostante, a tratti, sia pesante o pieno di nomi difficili da ricordare. E’ l’origine del mito. Senza leggere il Silmarillion, a mio avviso, non si può entrare perfettamente nel magico mondo del Signore degli anelli, perché da qui tutto ha veramente inizio. E poi… chi non vorrebbe andare a Valinor?
Trama:
« Pure, il cristallo era, per i Silmaril, null'altro che ciò che il corpo è per i Figli d'Ilúvatar: la dimora del suo fuoco interiore, che è in esso e insieme in ogni parte di esso, e che ne costituisce la vita »
"Il Silmarillion", iniziato nel 1917 e la cui elaborazione è stata proseguita da Tolkien fino alla morte, rappresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le sue successive opere narrative. "Opera prima", dunque, essa costituisce il repertorio mitico di Tolkien, quello da cui è derivata la filiazione delle sue favole: "Lo Hobbit", "Il Signore degli Anelli", "Il cacciatore di Draghi". Il Silmarillion, che comprende cinque racconti legati come i capitoli di un'unica storia sacra, narra la parabola di una caduta: dalla "musica degli inizi", il momento cosmogonico, alla guerra di Elfi e Uomini contro l'Avversario. L'ultimo dei racconti costituisce l'antecedente immediato del "Signore degli Anelli".
Recensione:
In verità Il Silmarillion non ha una vera trama. È, infatti, una raccolta di racconti uniti dal figlio Christopher di Tolkien dopo la sua morte, e potrebbe sembrare che non abbia un nesso in comune, ma non è affatto così. La difficoltà nella lettura sta nel fatto che è scritto con un registro forse un tantino più aulico rispetto ai successivi libri e, inoltre, sono presentati una marea di personaggi con proprie storie e caratteristiche, e trattandosi per lo più della storia degli Elfi (ma ci saranno anche altre razze, ovviamente), sono nomi molto difficili da ricordare, a mio parere, anche se qualcuno colpisce più di altri.
Può essere considerata una sorta di Bibbia Fantasy, un mito ancestrale su cui si basa tutto il mondo creato da Tolkien. Come si sa, il Professore, amava giocare con le lingue, crearne di nuove e da ciò, la sua infinita fantasia e il suo studio sulle antiche leggende e miti hanno portato alla creazione di Arda, il fantastico mondo, dove hanno luogo tutte le vicende.
Il Silmarillion è la creazione del mondo, per opera dei Valar e di Eru/Iluvatar, l’Uno, che plasmano la terra, il cielo, l’acqua e le montagne, gli animali e infine le varie razze. Ad iniziare dagli Elfi, passando per i Nani, gli Ent, per poi arrivare agli Uomini ecc...
Il Silmarillion si compone in verità di cinque parti:
1) AINULINDALË, nel quale si assiste a quella che è l’origine dell’universo di Tolkien: Eä.
2) VALAQUENTA, nel quale ci viene presentato l’insieme di coloro che possiamo definire come una sorta di Dei: i Valar, i Maiar e i Nemici.
3) QUENTA SILMARILLION, nel quale vengono narrati gli eventi prima e durante la Prima Era, e fulcro principale del libro.
4) AKALLABÊTH, dove si entra nel mondo dei Nùmenoréan, e della caduta del loro regno, durante la Seconda Era.
5) GLI ANELLI DEL POTERE, dove possiamo comprendere come sia stata successivamente creata la trama del Signore degli Anelli.
È certamente complicato cercare di narrare ogni evento presentato in questo libro, ed io per prima riconosco di non esserne veramente capace, rischierei di non far comprendere appieno la magia del romanzo. Posso, però, elencare la serie di motivi per i quali lo trovo sublime.
Innanzitutto adoro la capacità di Tolkien di creare quasi dal nulla un universo “parallelo”, con le sue razze, i suoi Dei, le lingue, le tradizioni e via discorrendo. È un lavoro strabiliante, che non credo si possa ripetere facilmente.
In secondo luogo sono un’amante della mitologia, e devo ammettere che i miti nordici e celtici li ho sempre trovati estremamente affascinanti, tanto da portarmi a scrivere una tesi a riguardo (o comunque prendendo spunto da questi), e si sente l’ispirazione che ne ha tratto. Ci sono effettivamente delle assonanze di nomi tra gli dei/personaggi nordici e i personaggi tolkeniani. Tuttavia, Tolkien è stato un vero maestro nel creare da zero un nuovo, importantissimo, mito. A mio avviso – ma forse è realmente così, ammetto che non ho fatto molte ricerche a riguardo – c’è ispirazione anche in diverse altre mitologie, anche se c’è da aggiungere che in fondo tutti i miti hanno qualcosa che li accomuna.
Io ho scorto come una sorta di riferimento con la Bibbia. Ho visto in Manwë e in Melkor i due fratelli angelici così vicini a Dio: Michele e Lucifero. Il primo, in effetti, è una sorta di “voce” di Eru, dell’Uno, il Valar più potente, una sorta di spalla destra dell’Unico; un personaggio positivo che si scontrerà con il fratello cattivo: Melkor, che assomiglia tanto a quel figlio dell’Aurora che per orgoglio e desiderio di uguagliare il Dio "cade" e si diverte a compiere del male e a portare i figli minori sulla strada oscura. Sono due figure che mi affascinano parecchio e poi, se vogliamo proprio dirla, Sauron è stato come una sorta di discepolo di Melkor, personaggi entrambi fortemente negativi e volenterosi di essere i padroni indiscussi del nuovo mondo creato.
Altra leggenda che a mio avviso può essere paragonata a un altro brano del Silmarillion è Atlantide, che la collego alla caduta di Nùmenor. In fondo, entrambe le città – incantevoli – sprofonderanno sotto le acque.
Ma ripeto, probabilmente è solo un mio parere.
Tra i personaggi che più mi hanno colpita e mi sono rimasti nel cuore non posso non citare coloro che sono stati l’origine dell’amore tra Immortale e Mortale: Lùthien Tinùviel e Beren e che poi si rifletteranno ancora in Idril e Tuor e, infine, nei più conosciuti Arwen e Aragorn.
Il loro amore tormentato ma potente, mi ha scaldato l’animo. Lùthien, l’usignolo, con una voce magica e una bellezza sorprendente che rinuncia alla sua immortalità per un essere umano. È una storia che amo, e poi c’è da dire che – come ho già citato in un post passato – è bellissimo il pensiero che ha avuto Tolkien. Lùthien è sua moglie, e lui Beren. E i loro nomi, spiccano accanto a quelli reali nelle loro lapidi. Amore immenso.
Ce ne sono tantissimi altri di personaggi affascinanti: da Fëanor, creatore dei Silmarilli – tre gemme che racchiudono la luce dei due alberi di Valinor, Telperion e Laurelin, l’Albero d’Argento e l’Albero Dorato che illuminavano la terra dei Valar – e che daranno avvio a numerose lotte contro Melkor, ma anche tra le stesse razze elfiche.
O anche Ëarendil, il mezzelfo, che spesso viene citato nel Signore degli Anelli, e che compirà un viaggio verso le terre dei Valar per ricevere aiuto contro il nemico.
Ma ce ne sono tantissimi, ed ognuno di loro ha una propria storia, che culminerà con la battaglia contro Sauron e la storia dell’Anello.
Mi è piaciuto tantissimo il canto dei Valar che creano il mondo, la nascita degli Elfi che vedono come prima cosa le stelle… insomma, questo libro è magico, e va letto con calma, assaporando ogni tratto.
Comunque occorre aggiungere che alla fine del libro c’è anche un indice che racchiude tutti i vari nomi dei personaggi e luoghi, con rispettiva descrizione, così da non perdersi del tutto. E ovviamente non può mancare la stupenda cartina.
Bello, Bello e ancora bello! Ve lo consiglio. E mi scuso per la recensione forse non completa, ma è davvero difficile spiegare la raccolta di miti che il nostro adorato Tolkien ha saputo creare.
Un po’ di nomi:
I Valar/Le Valier:
Manwë (o Sùlimo, Signore del Respiro) e Varda (o Elbereth, Signora delle Stelle)
Ulmo (Signore delle Acque)
Aulë (Signore della Terra, fabbro) e Yavanna (o Kementàri, Dispensatrice di Frutti)
Oromë (o Aldaron, o Tauron, Signore delle Foreste) e Vàna (la sempregiovane)
Mandos (o Nàmo, custode delle case dei morti) e Vairë (la Tessitrice)
Lòrien (o Irmo, Signore delle visioni e dei sogni) e Estë (“riposo”, medica ferite e stanchezza)
Tulkas (o Astaldo, il valoroso) e Nessa (agile e veloce, amante della danza)
Nienna (Signora di pietà e cordoglio)
Melkor (o Morgoth, lo scuro nemico del mondo)
I Maiar:
Ilmarë (ancella di Varda)
Eönwë (alfiere e araldo di Manwë)
Ossë (vassallo di Ulmo) e Uinen (signora dei mari)
Melian (serviva sia Vàna sia Estë, Madre di Lùthien)
Olòrin (uno degli Istari, Maghi… Ricordate un certo, Gandalf?)
Maiar seguaci di Melkor
Valaraukar o Balrog (demoni del terrore)
Sauron (o Gorthaur, il Crudele)
I Figli di Ilùvatar:
- Quendi (Elfi): Si dividono in Eldar (Vanyar, Noldor e Teleri, considerati Elfi della Luce o Calaquendi. I Teleri a loro volta possono essere divisi in Sindar, Elfi grigi o del Crepuscolo – a cui appartiene Luthien – e Nandor, elfi verdi), Avari, e Umanyar (entrambi considerati Elfi delle Tenebre, o Moriquendi)
- Atani/Hildor (Uomini)
- Nani (Creati da Aulë)
- Pastori degli Alberi (o Ent, Creati da Yavanna)
Dopo la sua morte, il figlio Christopher pubblicò una serie di opere basate sull'ampia raccolta di appunti e manoscritti incompiuti del padre, tra cui Il Silmarillion. Questi, assieme a Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, formano un unico corpo di racconti, poemi, linguaggi fittizi e saggi su un mondo immaginario chiamato Arda, e la Terra di Mezzo al suo interno. Tra il 1951 e il 1955 Tolkien applicò la parola legendarium alla gran parte di queste opere.
Sebbene molti altri autori avessero pubblicato opere di narrativa fantasy prima degli scritti tolkieniani, il grande successo dello Hobbit e del Signore degli Anelli, nella loro edizione in brossura negli Stati Uniti, condusse a una riscoperta del genere. Questo fatto portò Tolkien ad essere popolarmente conosciuto come il "padre" della narrativa fantasy moderna, o più precisamente high fantasy. Gli scritti di Tolkien hanno ispirato molte altre opere fantasy e hanno avuto un effetto duraturo su tutto il genere. Nel 2008, The Times ha posizionato Tolkien sesto in una lista de "I 50 più grandi scrittori inglesi dal 1945".
(liberamente preso da Wikipedia)
Nella prossima puntata: Lo Hobbit o la Riconquista del Tesoro!