Buona domenica a tutti, lettori!
Eccoci finalmente a una nuova puntata di una rubrica che mi sta molto a cuore, poiché racchiude due delle mie più grandi passioni: i libri e i musical/opere popolari (o moderne)! Purtroppo la scorsa domenica è saltata e non ho potuto rimediare i giorni seguenti, ma ora eccomi qui e - se non mi disturbano troppo - vedrò di portare a termine la missione!
Dopo aver passeggiato tra le strade di Parigi, e aver assaporato la poesia del bardo inglese, oggi restiamo totalmente in Italia, con uno dei classici che più ci rappresenta: I Promessi Sposi, di Alessandro Manzoni.
Tutti abbiamo dovuto studiare quest'opera a scuola, e forse molti di noi - me compresa - non l'hanno potuta apprezzare nel modo giusto. Sono dell'idea, infatti, che costringere a studiare un'opera in tali modi, senza coinvolgimento o passione, può solo spingere gli studenti a odiarla, o ad annoiarsi abbondantemente. Effettivamente appartengo a chi la trovava un po' noiosa, ma ora mi sono ricreduta e non vedo l'ora di poter sprofondare di nuovo in una lettura più personale e voluta e ritrovare personaggi che comunque sia ho apprezzato: Innominato, Monaca di Monza e Fra Cristoforo in particolare!
Ma, come da titolo, quest'opera è stata portata recentemente in teatro e... ve ne parlerò più avanti!
Parliamo brevemente del libro, quindi, di cui riporterò alcune notizie e brevi impressioni - che però saranno ridotte, non avendolo ancora riletto con maggiore attenzione -.
Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di un fiume, tra un promontorio a destra e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa e l'Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
I Promessi sposi è un romanzo storico di Alessandro Manzoni che mescola abilmente realtà e finzione. E' considerato il più importante romanzo della letteratura italiana prima dell'unità nazionale.
La storia è intesa da Manzoni non come il racconto delle vicende di un sovrano, di un condottiero o di un uomo politico, bensì come quella che rivolge la sua attenzione agli umili, agli oppressi, a coloro che lavorano e faticano non per sé, ma per i potenti, per gli stranieri dominatori (con un'allusione al dominio austriaco nel nord Italia) che li dissanguano. Proprio a queste persone, il Manzoni rivolge il suo profondo affetto e la sua pietà cristiana.
Preceduto dal Fermo e Lucia, fu edito in una prima versione nel 1827; rivisto in seguito dallo stesso autore, soprattutto nel linguaggio, fu ripubblicato nella versione definitiva fra il 1840 e il 1841-42.
Altrettanto importantissimo, in quanto segna un passaggio fondamentale per la nascita della lingua Italiana.
Ma di cosa parla esattamente? Quando è ambientato?
Alessandro Manzoni sceglie il 600, un secolo mancante di valori umani, che si prestava così meglio per far risaltare i motivi sociali e patriottici, il contrasto tra poveri e ricchi, tra diversi valori. Quella che Manzoni vuole descrivere è la società italiana di ogni tempo, con tutti i suoi difetti che tuttora mantiene. La realtà rappresentata nel romanzo si fonda anche su fatti storici realmente accaduti, come la figura della Monaca di Monza e la grande peste del 1629-31.
La vicenda ha inizio a Como, dove il curato Don Abbondio, un uomo misero e pauroso, viene fermato da due spregevoli tipi, i cosiddetti Bravi, che lo invitano a bloccare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella, perché non s'ha da fare né domani né mai. Il motivo è semplice: questo è ciò che comanda e stabilisce Don Rodrigo, il nobilotto del posto, violento e crudele, che su tutti comanda con la sua violenza e la sua aura di potere. Il povero curato, spaventato, cede subito.
Per loro intercede il buon Fra Cristoforo che si reca personalmente ad affrontare Don Rodrigo, invitandolo a rivedere la sua posizione, ma purtroppo è cacciato di malomodo.
E' così che Agnese elabora un piano per sposarsi ugualmente: i due sposi, insieme ai testimoni, si sarebbero dovuti presentare davanti al curato, all'improvviso, e professare le loro promesse, nella cosiddetta notte degli imbrogli. Ma, ancora una volta le cose non vanno secondo i piani. In quella stessa notte, Don Rodrigo manda i suoi Bravi a rapire Lucia e, scopertolo, i nostri promessi sposi cercano riparo nuovamente da Fra Cristoforo che trova un'altra via per loro.
Renzo sarà inviato a Milano, in cerca di Padre Bonaventura nel convento dei cappuccini, mentre Lucia e sua Madre troveranno rifugio presso il Convento di Monza, dove saranno aiutate - almeno inizialmente - dalla Signora.
Le cose quindi si spostano su due o meglio tre piani differenti: le avventure di Renzo a Milano, che verrà coinvolto in molti eventi non piacevoli dell'epoca, quelle di Lucia presso Monza, e quelle di Don Rodrigo che continua ad architettare piani per raggiungere il suo scopo. Lui vuole Lucia, per un capriccio, una futile scommessa con suo cugino Attilio. E come un bambino alla ricerca del suo giocattolo, non si fermerà.
Alla fine, comunque, la provvidenza e il bene vinceranno. I due promessi sposi arriveranno alle loro nozze e Don Rodrigo troverà la morte.
I temi fondamentali del romanzo sono sicuramente due - oltre a molti altri secondari - l'importanza che Manzoni da al popolo, vero protagonista dell'opera, e la fede nella Provvidenza Divina che può aiutare il singolo a superare tutte le disgrazie e i problemi.
Quali sono i personaggi che più mi sono piaciuti? Lo ammetto, ho una predilizione per Fra Cristoforo, l'Innominato e la Monaca di Monza, mentre non riesco troppo a sopportare i due promessi sposi, almeno per ora. Poi, forse, con una migliore lettura del romanzo potrò cambiare la mia idea.
Sono tutti e tre personaggi che presentano luci e ombre e il cui passato ha rappresentato quello che sono poi diventati.
Fra Cristoforo, da giovane, ha ucciso un uomo e quell'atto ignobile lo porterà a migliorarsi, a dedicarsi meglio agli altri, ai più oppressi, ai poveri. Diventerà una figura luminosa e un valido aiuto per i due protagonisti.
L'Innominato è una figura controversa. Uomo spietato, violento, capace di far del male senza provare rimorso. Poi, quando incrocia la figura di Lucia, la sua fede, qualcosa cambia in lui, nel suo cuore fatto di ombre cupe. Lui rappresenta la redenzione, l'espiazione, il pentimento. Da complice di Don Rodrigo, diventerà un aiutante per Lucia e il suo promesso. A me piace come figura.
E infine c'è lei, la Monaca di Monza, personaggio storico, fatto di tante ombre ma a me desta davvero pietà. Lei, sin da bambina, è stata destinata al convento. Incapace di opporsi, si è ritrovata a dover vivere una vita non sua, che l'ha portata ad essere una creatura debole, piena di rancore, di frustrazione. Lei s'innamora di un giovane nobile, Egidio, ma questa passione - più che amore - la condurrà ben presto a commettere un crimine - anzi, più di un crimine -. Non so se sia un personaggio amato da altri di voi, ma a me dispiace per la sua vita, per l'essere stata costretta a vivere una vita non aderente alla sua natura.
Direi di concludere qui con il romanzo e di passare all'opera teatrale!