Editore: Einaudi (Collana: stile libero)
Prezzo: 20 euro
Pagine: 292
Edizione del 2000
Consigliato? Sì. Non solo agli amanti dei fumetti, ma a tutti coloro che amano profondamente la lettura, e sono interessati a conoscere un avvenimento storico impossibile da dimenticare in una veste nuova, inconsueta, ma anche maggiormente coinvolgente.
Maus di Art Spiegelman è un doppio racconto.
C'è la storia di una delle più grandi tragedie dell'umanità, l'Olocausto, vista con la lente deformante di una satira che mostra gli ebrei come topi, i tedeschi nei panni di gatti crudeli e i polacchi come maiali. Ci sono la persecuzione e la morte, che con cadenza regolare sconvolgono l'esistenza di un intero popolo. E poi c'è la storia di un rapporto familiare appassionato e tormentato, ovvero quello fra lo stesso autore e il padre Vladek, voce narrante del libro e memoria storica di tutte le atrocità vissute negli anni Quaranta. Maus non è solo uno dei capolavori assoluti dell'arte sequenziale, ma anche uno dei patrimoni della narrativa novecentesca, il libro che ha ridato centralità al dibattito attorno a questo particolarissimo tipo di linguaggio fatto di parole e immagini: il fumetto.
Recensione:
Quando un mio amico mi ha proposto questo genere di lettura sull'Olocausto, non ero molto certa di accettare: non amo particolarmente i fumetti, pur essendo aperta a ogni genere di lettura (ad eccezione di politica o saggi, perlopiù), ma poi ho deciso di buttarmi e la copertina con quei due topolini dagli occhi spaventati e la svastica con il musetto di un gatto stile Hitler mi ha particolarmente incuriosita.
Sì, perché l'autore ci mostra una pagina tragica della storia mondiale trasformando gli esseri umani in animali. La scelta la trovo particolare, ma anche giusta. In effetti, pur amando immensamente i gatti, so perfettamente che tali animali sono molto sadici nei confronti delle loro prede, i topi. Non so bene il motivo per cui ha attuato questa scelta, se c'è una spiegazione di fondo, ma io non ci vedo nulla di male, anzi (leggendo on line sono arrivata a comprendere che l'autore abbia semplicemente fatto riferimento a quello che diceva Hitler: costui, infatti, definiva gli ebrei come dei "ratti"). L'ho interpretata forse a mio modo: gli ebrei sono stati visti dai nazisti come cose, come una nullità, una razza inferiore da abbattere e sterminare; e quale animale migliore se non il gatto per i tedeschi? I gatti, a guardarli, sembrano davvero ritenersi superiori (e per me lo sono! Ops, sono troppo meravigliosi, ma qui vado fuori strada. Eheheh), e uccidono con estremo sadismo i topi.
Però non ho ben capito le associazioni: maiali-polacchi, francesi-rane e zingari-falene (o qualcosa di simile), mentre è naturale che se i tedeschi sono gatti, i "salvatori" americani siano cani.
Maus (topo in tedesco) è un romanzo/fumetto che rappresenta in modo crudo e spietato i fatti storici realmente accaduti. E' una biografia sul padre di Art Spiegelman, Vladek, un ebreo polacco che è riuscito a vivere nonostante tutta la sofferenza e la crudeltà che ha dovuto subire. Ci mostra un uomo che, grazie anche alle sue abilità, riesce ad affrontare al meglio quel periodo così oscuro, così tragico, ma è anche la storia di sua madre, Anja, una donna fragile e "malata" e del loro immenso amore che li spinge ad andare avanti e a sopravvivere.
A questo filo narrativo, però, si unisce anche il presente e il difficile rapporto tra padre e figlio. Art si trova spesso a litigare con un padre che non capisce e che sente spesso distante da sè. Un padre che è stato profondamente segnato dal suo passato, come si evince dai suoi comportamenti forse un po' esagerati (anche se in parte comprensibili). Vladek è presentato con tutti i suoi difetti, senza idealizzarlo troppo. A tratti, infatti, può risultare anche esasperante. Il loro rapporto non è facile, tanto più che Art sembra soffrirne, non solo per essere stato "abbandonato" da sua madre che si è suicidata, ma anche perché suo padre lo fa sembrare un incapace: sta sempre a criticarlo, a vedere il suo lavoro inutile, e via dicendo. Oltre alle sue tante "fisse" c'è anche un tratto che mi ha lasciato a bocca aperta: nonostante tutto l'odio ricevuto e affrontato, Vladek è razzista nei confronti dei neri!
Credo che sia una storia davvero emozionante, cruda e diretta. I fatti storici sono presentati senza ricamarci troppo.
È una di quelle opere che deve essere letta per approfondire una pagina di storia che serba ancora, forse, tratti nascosti. C'è la brutalità dei tedeschi, ma anche dei polacchi che sembrano aver "collaborato" a quell'odio.
È una splendida storia d'amore: Vladek fa di tutto per aiutare la sua Anja, donna che non dimenticherà mai, e lei riesce ad andare avanti, a tentare di sopravvivere solo sapendo che anche il suo amato è vivo.
È una storia di perdite: molte persone a loro care moriranno, primo fra tutti il piccolo Richieu, il primogenito di Vladek e Anja.
È una storia che fa profondamente riflettere su tante cose. Dal rapporto tra padre e figlio, dagli effetti che un tale orrore possono produrre anche sui sopravvissuti, all'odio inconcepibile, alla brutalità incomprensibile che può sorgere nelle persone, così dal nulla.
È una storia sull'Olocausto che non può non essere letta, ed è ancora più incisiva poiché è rappresentata anche attraverso immagini che ti coinvolgono ancora più in profondità.
È la storia di una famiglia, del tentativo di un figlio di trovare un nuovo rapporto con un padre assillato da fantasmi di un passato che non sa dimenticare, e dal fantasma sempre presente della madre che ha scelto di togliersi la vita. È un libro dedicato anche al fratellino ucciso in tenera età e mai conosciuto.
Insomma, è difficile per me recensire un'opera simile, tanto più che non leggo quasi mai fumetti e quindi non mi posso addentrare sui disegni o altri dettagli tecnici, ma ve lo consiglio dal profondo del cuore. Spero che, nonostante la difficoltà avuta nel tratteggiare questo libro, vi abbia contagiati in qualche modo.
Leggetelo se non lo avete ancora fatto!
Art Spiegelman è nato a Stoccolma nel 1948. È condirettore e fondatore di "Raw", la celebre rivista di fumetti e grafica di avanguardia. Suoi disegni e fumetti sono apparsi su numerosi quotidiani e riviste, dal "New Tork Times" al "Village Voice" e al "New Yorker", e sono stati esposti in musei e gallerie negli Stati Uniti e all'estero. Fra i premi ricevuti per Maus, ricordiamo lo Special Award del Premio Pulitzer. Vive a New York con la moglie, Francoise Mouly, e i loro due figli, Nadja e Dashiell.