Eccomi di nuovo a parlarvi di un breve romanzo, anzi, una novella che ho concluso ieri sera: L'amico ritrovato di Fred Uhlman. Vi lascio tutte le informazioni a riguardo e poi, come sempre, i miei pensieri e le emozioni che ho provato.
Intanto, ve lo consiglio!

Editore: Feltrinelli
Pagine: 92
Prezzo: 5 euro
Data di Pubblicazione: edizione del marzo 2005
Consigliato...
È uno di quei libri che solitamente si legge a scuola, ma che io consiglio di leggere con più tranquillità e voglia. È una novella, poche pagine che racchiudono una grande amicizia tra un ebreo e un figlio di nazisti. C'è poesia. Ci sono descrizioni dettagliate dei luoghi. Ed è palpabile l'amicizia tra questi due ragazzi, troppo ingenui. Un'amicizia che verrà stravolta dall'avvento di Hitler, ma che, in fondo, si ritroverà anche dopo anni.
Lo consiglio, quindi.
Due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. L'uno è figlio di un medico ebreo, l'altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un'amicizia del cuore, un'intesa perfetta e magica. Un anno dopo, il loro legame è spezzato.
Questo accade in Germania, nel 1933...
Recensione:
Ho trovato questo libricino per caso nella mia libreria, ispirata anche dall'incipit che mi aveva proposto un amico. L'ho letto solo ora, non so perché, ma inizio le letture molto ad emozioni, a "chiamata". Sì, perché come dico sempre, avverto proprio le voci dei libri e vengo scelta da loro.
Lo aveva comprato mia sorella, per essere letto con la scuola e, effettivamente, è un libro che solitamente si legge per "obbligo", anche se non è stato il mio caso. Non sapevo perfettamente cosa aspettarmi, forse la solita storia di un'amicizia durante la seconda guerra mondiale, drammi e tragedie di quell'orribile epoca, e invece, ho trovato qualcosa di nuovo.

Ricordo il giorno e l'ora in cui il mio sguardo si posò per la prima volta sul ragazzo che doveva diventare la fonte della mia più grande felicità e della mia più totale disperazione.»
"L'amico ritrovato" è una novella, una sorta di romanzo in miniatura, ma in 92 pagine l'autore riesce ad esprimere al meglio il concetto di fondo: l'amicizia unica e speciale tra due ragazzi diversi, durante l'avvento del nazismo.
Con uno stile semplice, ma poetico e descrittivo, l'autore ci fa conoscere la sua Stoccarda, nel 1933, e la storia è narrata in prima persona da Hans Schwarz, un ragazzo ebreo, che racconta del suo primo incontro con Konradin von Hohenfels, figlio di una famiglia nobile che disprezza gli ebrei e apprezza le parole e il disegno politico di un uomo come Adolf Hitler.
Hans prova subito un grande desiderio, spuntaneo e puro, di creare un rapporto di amicizia con questo ragazzo. Si mette in mostra e pian piano riesce a conquistarlo, legati da molte cose in comune, tra le quali una collezione di monete greche. È un rapporto che però non può essere vissuto appieno. Hans, infatti, inizia a nutrire dubbi su Konradin, quando quest'ultimo non vuole fargli conoscere i suoi genitori e, anzi, davanti a loro sembra quasi non notarlo, ignorarlo, disprezzarlo. Eppure, non capisce che l'amico si comporta in certi modi per non umiliarlo. Perché in casa non sarebbe mai davvero apprezzato. Sua madre odia gli ebrei, ne ha paura. E suo padre la sostiene.
L'amicizia tra i due è destinata però a frantumarsi del tutto, quando la vita in Germania inizia a cambiare. Gli ebrei iniziano ad essere disprezzati, umiliati, percossi e minacciati. I due ragazzi si ritrovano pian piano ad allontanarsi. Konradin, infatti, sarà diviso tra la volontà di mantenere l'amicizia e il desiderio di non andare contro i suoi genitori. Inoltre, sembra apprezzare lui stesso le idee di Hitler. Questo atteggiamento strazierà il cuore al povero Hans che, per protezione, verrà mandato dai suoi genitori in America, dove riuscirà a farsi una vita.
Solo dopo diversi anni, Hans scoprirà qualcosa sul suo amico, una verità spiazzante e commovente, che gli farà ritrovare quell'amico che credeva perduto.

«I giovani tra i sedici e i diciotto anni uniscono in sé un'innocenza soffusa di ingenuità, una radiosa purezza di corpo e di spirito e il bisogno appassionato di una devozione totale e disinteressata. Si tratta di una fase di breve durata che, tuttavia, per la sua stessa intensità e unicità, costituisce una delle esperienze più preziose della vita.»
I personaggi sono diversi ma quelli che risaltano più facilmente sono ovviamente Hans e Konradin, anche se in poche pennellate l'autore riesce a dar vita, sentimenti e forma anche ai genitori dei ragazzi, ai professori e ai compagni di classe.
Hans è un ragazzo molto emotivo, orgoglioso, suscettibile e timido. Basta poco per ferirlo, e spesso questi tratti del suo carattere lo portano a dubitare della reale amicizia tra lui e Konradin. Ha paura di essere dimenticato facilmente, di essere ferito. Prima dell'arrivo di Konradin si è sempre sentito solo, allontanato dai compagni stessi con i quali non riesce a instaurare davvero un rapporto sincero.
Konradin è elegante, raffinato ma ugualmente timido. Appare molto ingenuo, ma allo stesso tempo combattuto. È solo un ragazzo e si ritrova a lottare tra ciò che gli hanno insegnato a credere (in Dio, Hitler ecc.) e l'affetto sincero che nutre per Hans.
I genitori di Hans li ho trovati molto interessanti. Lasciano libero il figlio senza imporgli i loro ideali, la loro religione. In verità, pur essendo ebrei, non sono dei ferventi religiosi, tanto che il giovane Hans si ritrova a dubitare realmente dell'esistenza di un Dio che permette certe cose (come la morte di alcuni bambini, vicini di casa). Si contrappongono, però, a quelli di Konradin, che vivono nel lusso e danno mostra della loro importanza, ma hanno un cuore arido. La madre, soprattutto, coltiva un odio assurdo per gli ebrei e addirittura si commuove di fronte alle parole di quel pazzo di Hitler. Ideologie che trasmettono anche al figlio, causando una crisi nel rapporto con Hans.
Le scene si svolgono soprattutto tra i banchi di scuola, ma Uhlman descrive perfettamente anche la sua città. Sembra quasi dipingere attraverso le parole. Suoni, colori, dettagli di Stoccarda, sono descritti in maniera quasi poetica, facendoti quasi sprofondare in quell'epoca e tra le vie di quella città.
Credo che "L'amico ritrovato" sia una piccola perla da leggere. Devo essere sincera, non ho versato lacrime, e avevo gli occhi lucidi solo nella frase finale che permette anche di comprendere perfettamente il titolo, ma di cui non vi parlo per non dare spoiler importanti. Ci sono stati altri romanzi che mi hanno colpita profondamente, straziato il cuore, e fatto piangere o quasi. Però, penso che questo non sia veramente lo scopo di questa novella. Si parla di un sentimento grande e potente come l'amicizia che, nonostante tutto, può durare anche oltre le distanze e la morte. L'amicizia se sincera, forte e potente, può superare ogni ideologia malsana, ogni problema. È una novella che racchiude questo messaggio importante. E l'ho trovata deliziosa. A mio avviso, però non aspettatevi qualcosa di struggente, commovente o simili. Lo dico da persona molto emotiva. Ma chissà, magari qualcun altro di voi potrà pensarla diversamente.
Ho deciso di assegnare 4 libricini interi, perché nonostante tutto mi è piaciuto. Sia per come è scritto che per i personaggi che restano facilmente nel cuore.
Un piccolo romanzo in miniatura che va letto, magari non per forza, ma assaporando ogni riga e respirando questo sentimento grande che può davvero cambiare il mondo, insieme all'amore.

Fred Uhlman è nato a Stoccarda nel 1901 ed è morto a Londra, ottantaquatrenne. Autore anche di un'autobiografia, Storia di un uomo, edita da Feltrinelli nel 1987, e di altri testi brevi, ha ispirato il racconto di L'amico ritrovato ai luoghi e all'ambiente della sua adolescenza. Sapeva che questo sarebbe rimasto il "suo" libro: "Si può sopravvivere con un solo libro", ha dichiarato poco prima di morire.
Ho inserito anche un'immagine del film, credo nella versione francese. Non so, la locandina mi sembrava esprimere perfettamente la trama del libro.
Sì, a quanto pare esiste anche un film ispirato a questo libro. Chissà, magari un giorno lo vedrò!
Inoltre mi sono informata e questa novella appartiene a una trilogia: la Trilogia del ritorno, che comprende anche Un'anima non vile, narrata dal punto di vista di Konradin e Niente resurrezioni, per favore, romanzo che narra la storia di Simon Elsas, un giovane ebreo che era sfuggito al nazismo ed era andato a vivere in America.
Devo ammettere di essere molto curiosa, soprattutto di leggere la storia dal punto di vista di Konradin, personaggio che ho amato e compreso.
Bene, per oggi è tutto lettori! Alla prossima! ;)